Stagione teatrale passata

STAGIONE TEATRALE 2013 - 2014





dal 18 ottobre all’8 dicembre 2013

5 x UNA !

di Enrico Luttmann
Regia di Mario Zolin

NOTE DI REGIA

Si vogliono portare sulla scena le avventure, gli amori e le emozioni di 5 donne, le cui vicende si intrecciano nello spazio di un appartamento.

Il testo rivela nella sua struttura una grande sensibilità e un acuto spirito di osservazione nei confronti dell’universo femminile. Attraverso le parole dei personaggi possiamo intravedere il loro lato più intimo, ma anche l’evoluzione , la crescita e la presa di coscienza che finalmente rende libere le cinque donne da quel mondo maschile, a volte anche violento, che le costringe e le segrega in un luogo di attese, di rinunce, di incertezze e di rassegnazione.

BREVE BIOGRAFIA DI ENRICO LUTTMANN

Nasce a Trieste, frequenta l’Accademia dei Filodrammatici di Milano e si diploma Attore nel 1989. Inizia a scrivere per il Teatro nel 1994. Il suo primo testo rappresentato è l’Atto unico “Carne della mia carne” . Nel 1996 vince la selezione I.D.I. Giovani Autori con “Chi ha paura del Lupo Cattivo?” Nel 1997 entra nella rosa dei finalisti al premio Riccione con la sua commedia “Quattro!”. Nel 1998 vince il premio Cantoni-Arta terme con la commedia “5 x una”. Il testo verrà rappresentato a Londra al Warehouse Theatre.
La sua produzione continua con due opere molto crude: “Un sabato qualunque” e “Spogliatoi”. Prosegue con un testo, invece, diametralmente opposto, poco realistico e molto poetico dal titolo “Ogni papà è partito per la guerra”.
Dal 1998 lavora come sceneggiatore cinematografico e televisivo. E’ stato uno degli story editor della soap opera “Ricominciare” (Rai 1) e poi di “ Vivere” (Canale 5). Lo troviamo inoltre in veste di dialogista e story liner per “Agrodolce”, romanzo popolare trasmesso da Rai 3. Ha scritto anche quattro episodi della sit-com “CASA ITALIA”.
Integra la sua attività di autore con la traduzione di testi inglesi ed americani.

INTERVISTA CON L’AUTORE

Dall’attività di attore è poi passato a quella di autore, dedicandosi soprattutto alla scrittura di commedie. Perché questa predilezione?
«In Italia in genere la commedia è un po’ bistrattata e viene poco valorizzata. Da sempre, traducendo dall’inglese, ho una passione folle per la commedia americana, che ha fatto del brillante un genere di primo piano, con una forza che poi si è riversata anche nel cinema. […] Trovo che in genere la commedia riesca a parlare delle cose tristi della vita con tenerezza e delicatezza».
«5 x una»: quali le caratteristiche di questo testo?
«Sinteticamente questo testo racconta cinque storie femminili: i loro drammi, le difficoltà con gli uomini, lo sforzo a uscire da una condizione vittimistica in cui la società le ha costrette. Mi interessava soprattutto evidenziare la capacità che hanno nel reagire e nel credere che sia possibile cambiare. Credo fermamente in quello che ho scritto e credo molto nella forza delle donne, nella loro lotta tra le emozioni di cui la vita è piena».
È quindi una storia tutta al femminile?
«Le protagoniste sono femminili, ma ho descritto molti uomini crudeli, che abusano in vario modo delle donne: dalla violenza affettiva alla violenza del silenzio e del tradimento. Le sofferenze d’amore interessano tutti e quindi penso che anche gli uomini si ritroveranno in certe dinamiche presenti nello spettacolo».
 

14 e 15 dicembre 2013

MISERIA E NOBILTÀ

di Eduardo Scarpetta
spettacolo ospite ? Compagnia Teatrale ?Regina Pacis?

31 dicembre 2013 - 1 marzo 2014

LA DODICESIMA NOTTE

di William Shakespeare
Traduzione di Luigi Lunari
Regia di Maria Grazia Bettini

LA STORIA

Una terribile tempesta fa naufragare la nave sulla quale viaggiano Viola e Sebastiano, due gemelli particolarmente uniti dalla prematura morte dei genitori. Raggiunte le coste dell’Illiria (una regione tra l’Italia orientale e la Macedonia), Viola, che si è salvata dal naufragio grazie all’aiuto del capitano della nave, travestita da ragazzo con il nome di Cesario, entra al servizio del Duca Orsino, di cui subito si innamora.
Orsino, che vive un amore sofferto e non ricambiato per la bella contessa Olivia, ben lontano dall’immaginare il travestimento del giovane paggio, lo fa subito suo confidente. Cesario viene utilizzato dal duca come messaggero delle sue pene d’amore e Olivia, conquistata dalla suadente voce e dalla grazia del giovane Cesario, se ne innamora. Nei vari incontri, voluti da Orsino per perorare la sua causa, Olivia ha modo di dichiarare il suo amore, che non sa essere impossibile, al giovane Cesario-Viola, che ovviamente la respinge.
L’improvvisa apparizione di Sebastiano, scampato anche lui al naufragio grazie ad Antonio, sancisce la soluzione finale: Olivia si promette a Sebastiano credendolo Cesario, infatti i due gemelli si somigliano come due gocce d’acqua, e Orsino, riconoscendo come sincero l’affetto del giovane Cesario, cioè di Viola, e cedendo alla sua forza amorosa, decide di farne la padrona del suo padrone, sposandola.
All’interno della vicenda Viola - Orsino - Olivia - Sebastiano si sviluppa un’altra storia: la burla di Sir Toby "Rutto", parente di Olivia, di Sir Andrew, (due ubriaconi, buontemponi, ospiti di Olivia), della cameriera di Olivia, Maria, e dell’amica Fabiana ai danni del povero Malvolio, maggiordomo di Olivia, moralista, borioso, supponente, che aspira segretamente alla mano della padrona. La burla consiste nel far credere a Malvolio,  con una lettera opportunamente concepita e fatta trovare sul suo cammino, che anche Olivia lo ama segretamente… Ovviamente viene preso dalla contessa per pazzo e, come tale, dai quattro rinchiuso in una stamberga al buio e li’ sbeffeggiato fino all’estremo limite.  C’è infine nella commedia un altro personaggio, Feste, il giullare buffone della contessa Olivia: egli è il Folle che tutto vede e tutti conosce nell’intimo, le cui melodie accompagnano, commentandolo, lo svolgersi degli avvenimenti e nelle cui parole ritroviamo la filosofica shakespeariana accettazione della realtà della vita.

 

NOTE DI REGIA

Metto in scena Shakespeare perché nel 2014 ricorre l’anniversario della sua nascita, il 1564, ma la scelta de La Dodicesima notte nasce dall’intenzione di proporre, tra tutte le commedie, quella che è parodia di altre commedie di Shakespeare e potrebbe per complessità e struttura rimanere l’ultima nella creazione.
I personaggi sono folli, senza saperlo, per questo il ritmo è frenetico. Il testo si muove continuamente sulle note della violenza, che però si sublima nella vena ironica del linguaggio shakespeariano.
L’ho immaginata senza tempo e luogo, come una ballata dell’autore, che nella commedia prende le vesti di Feste, il matto arguto e saggio, trasformato in un cantastorie alla fine del suo viaggio.
Ed ecco che costumi (così come le scene) non hanno epoca, ma presentano fogge vagamente classicheggianti con alcuni elementi che riconducono alla modernità; così pure la traduzione di Luigi Lunari propone un linguaggio moderno e attuale.
La commedia inizia proprio con il cantastorie Feste, che racconta di una tempesta, quasi collegandola a un’altra opera famosa La tempesta,  come se ci fosse un preludio della conclusione (quella dell’esperienza teatrale di Shakespeare).
Come tutte le ballate dei cantastorie, gli elementi scenici sono ridotti: un drappo che indica una vela, un giardino, una tenda, sedie di diverse epoche  che movimentano le azioni degli attori e un tavolo che diventa gabbia o assi della nave, così da lasciare spazio all’immaginazione degli spettatori.

Solitamente nella commedia le storie si risolvono in un cerchio che si chiude con il lieto fine, ma ne La Dodicesima notte lo schema classico di chiusura non è previsto: la fine è sospesa perché nulla si risolve, anche l’amore non trionfa sulla realtà nella quale, al contrario, le cose belle vivono accanto a quelle brutte, le crudeltà accanto ai buoni sentimenti, l’amore romantico insieme a quello irrisolto. Insomma nella realtà non tutto finisce bene e "quel che volete" è proprio quello che Shakespeare, nella sua ultima commedia, ci suggerisce di ricercare anche nella nostra vita.

 

Maria Grazia Bettini

 

27 gennaio 2014 ore 21:00

GIORNATA DELLA MEMORIA

Verrà letto dagli allievi del Secondo Anno della Scuola di Teatro il dramma radiofonico
SE QUESTO E’ UN UOMO di Primo Levi, con presentazione del prof. Frediano Sessi.
Regia di M.G. Bettini e Diego Fusari.
Entrata gratuita.

13 marzo - 6 aprile 2014

REBECCA LA PRIMA MOGLIE

di Daphne Du Maurier
Regia di Maria Grazia Bettini

ALCUNE NOTIZIE ESPLICATIVE SULLO SPETTACOLO

«La notte scorsa ho sognato che tornavo a Manderley.»

 

Così inizia il romanzo più famoso di Daphne du Maurier, considerato un classico della letteratura gotica e di quella romantica. Una giovane donna s’innamora del ricco e affascinante Maxim de Winter, rimasto vedovo di recente. Arrivati a Manderley, la splendida tenuta dei de Winter, la ragazza si accorge che Rebecca, la prima moglie, è più viva che mai nella memoria di tutti coloro che l’hanno conosciuta. E che la sua presenza si allunga come un’ombra cupa e inquietante sul suo matrimonio, sulla sua identità, sulla magnifica dimora. Un romanzo grandioso sulla gelosia, la memoria, il passato e il presente, inesorabilmente legati tra loro.

 

L’AUTRICE

Daphne du Maurier (1907-1989) nasce a Londra. Inizia a scrivere giovanissima. Nonostante i suoi primi romanzi siano ben accolti, è con la pubblicazione di Rebecca (1938) che diventa un’autrice di successo internazionale. La trasposizione cinematografica del romanzo, realizzata da Alfred Hitchcock nel 1940, valse al regista l’Oscar e a Rebecca una fama che dura immutata da settant’anni. Di Daphne du Maurier nei Tascabili Saggiatore è stato pubblicato Gli uccelli e altri racconti.

 

NOTE DI REGIA

L’idea e la concretizzazione di un amore dolce, vero, è l’incipit di Rebecca la prima moglie,romanzo di Daphne Du Maurier a cui si è ispirato Alfred Hitchcock con il film del 1940, per proseguire nella seconda parte come un intrigo giallo.
Racconta una storia in cui le donne sono le protagoniste indiscusse. Una storia di belligerante rivalità tra donne di carattere, un carattere che viene estirpato con la forza del conflitto.
Una giovane dama di compagnia conosce e sposa il ricco vedovo Max de Winter. L’ex moglie di Max è morta, si dice, durante un naufragio. Il marito riconosce il cadavere, e alla donna viene data degna sepoltura. Tuttavia un giorno il suo cadavere viene scoperto, e il caso si riapre.
Non svelerò nient’altro della trama, mi sembra di aver parlato anche troppo. Sul grande schermo, il film, vincitore di due Academy Awards era interpretato da star del calibro di Joan Fontaine e Laurence Olivier, e recentemente la fiction televisiva italiana ha visto la classe e la grinta di Cristiana Capotondi, Mariangela Melato e Alessio Boni.
La rivisitazione di Alberto Cattini presenta una terza donna, che né l’autrice, né le produzioni cinematografiche o televisive avevano mostrato:Rebecca.
Nel dramma teatrale si aggiunge alla storia d’amore con tinte fosche, una storia di fantasmi che non vogliono abbandonare la loro posizione dominante nella vita terrena.

 

10, 11, 12 e 13 aprile 2014

in collaborazione con la Scuola di Teatro di Mantova

SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE

di William Shakespeare
Regia di Maria Grazia Bettini e Diego Fusari

NOTE SULL’AUTORE

William Shakespeare: ammesso che sia realmente esistito (a tal riguardo le teorie si sprecano), nacque a Stratford – upon – Avon, nel 1564 e qui morì nel 1616, sposò Anne Hathaway più vecchia di lui di otto anni e da lei ebbe tre figli. Poco altro si sa della sua biografia, oltre al fatto che trascorse diversi anni nei teatri di Londra . Viene considerato il più grande e il più rappresentativo scrittore di lingua inglese e il più eminente drammaturgo della cultura occidentale.
Le sue opere giunte fino a noi sono una quarantina, più volte rielaborate nel tempo. Infatti, Shakespeare non pubblicò nessuna delle sue opere teatrali, la cui prima edizione risale all’in-folio del 1623 curato dai suoi amici che comprende trentasei testi, esclusi poemi e gli splendidi sonetti. La sua poetica spazia dalla commedia alla tragicommedia fino alla tragedia e al dramma storico. Ma “lo strano in Shakespeare è che egli non ha schema alcuno”. Romeo e Giulietta, Amleto, Otello, Re Lear, Macbeth, La bisbetica domata, Sogno di una notte di mezza estate, Il mercante di Venezia sono alcuni fra i titoli più famosi e rappresentati.

IL TESTO

14 allievi/artisti eccentrici, ognuno con il suo particolare sapere scenico, intraprendono un viaggio nella magia di una tra le grandi macchine teatrali shakespeariane.
I preparativi per le nozze di Teseo e Ippolita sono turbati dai contrasti tra i quattro innamorati Lisandro, Ermia, Demetrio ed Elena, le cui inclinazioni non corrispondono ai matrimoni a cui sono destinati.
Nel frattempo, un’improbabile compagnia di dilettanti sta preparando una commedia da rappresentare in omaggio alle nozze dei nobili Teseo ed Ippolita. I contrasti fra gli amanti e la ricerca di tranquillità per le prove degli attori portano tutti i protagonisti a darsi appuntamento nel bosco al limitare della città.
Si tratta però di un bosco dove vive una comunità di Hippies, fgli dei fiori e amanti della libertà. Qui, in una notte dove nessuno riconosce più se stesso, i contrasti fra i due capi provocano un turbine di apparizioni e sorprese. Tra comici equivoci e magici eventi, la notte trascorre come in un sogno, al termine del quale sarà difficile distinguere le visioni dalla realtà.
Un grande racconto sulla realtà e l’illusione, in cui la leggerezza del gioco e i richiami ai desideri di pace e libertà dei giovani, di fuga dalle prepotenze e della ricerca del nuovo, fuori dagli schemi dei genitori e dei capi, farà riflettere gli spettatori sull’impossibilità di ingabbiare i sentimenti e la giovinezza e sull’importanza di non perdere i nostri sogni per nessun motivo.

NOTE DI REGIA

Con gli allievi diplomati alla Scuola di Teatro di Mantova abbiamo lavorato sul testo del SOGNO per trovare un significato e un’ambientazione nuovi e diversi da quelli tradizionali. Gli artigiani pertanto si sono trasformati in un Fornaio (Chiappa), una Stilista (Tacchia), una Segretaria (Morsa), un Oste ubriaco (Stagna), un Parrucchiere (Cecco Sospiro), mentre gli abitanti del bosco, in origine fate e folletti, sono diventati una comunità di hippies degli anni ’60 dove trasgressione, desiderio di libertà, pace e amore hanno rivoluzionato i canoni del perbenismo e anche dell’Amore e dei sentimenti.
Gli amanti contrastati dai genitori trovano il vero Amore e, pur con qualche gioco d’illusione, si liberano dei falsi giudizi.
Gli artigiani, e in particolare Chiappa, vivono un’esperienza di Sogno, Amore e Libertà tra giovani hippies, fiori e canti, anche se poi tutto termina con una esilarante commedia recitata da un “Gruppo di rattoppati balordi”.
Dopo il lieto fine, ecco che la comunità “invade” la vita normale e, pur proclamando che tutto quanto è successo nella notte è un sogno, avvertirà il pubblico che i veri valori torneranno sempre, e sempre ci sarà qualcuno, in questo caso un hippy di nome Puck, che lo ricorderà a tutti!

 

10 e 11 maggio 2014

SILENZI DI PIANURA, PAROLE DI FIUME

Spettacolo celebrativo del centenario della nascita del poeta Umberto Bellintani
Regia di Maria Grazia Bettini e Diego Fusari

Il Dramma è idealmente ispirato alla vita del poeta Umberto Bellintani, nato nel maggio del 1914, in un piccolo borgo della pianura padana dal nome inquietante: Gorgo.
Tolti gli anni giovanili, in cui frequenta la Scuola d’Arte di Monza, e quelli immediatamente successivi, in cui combatte nell’ultima guerra mondiale (dapprima sul fronte greco-albanese e in seguito prigioniero dei nazisti a Dachau), Bellintani vive quasi interamente il tempo della sua vita a Gorgo.
E’ un incontro determinante: gorgo come origine e come destino, gorgo come nomen omen… Esperienza che non può che riflettersi nell’opera poetica dell’autore, dove, come si osserverà, i gorghi non mancano, anzi si moltiplicano, rincorrendosi.
Si tratta, inizialmente, semplicemente, quasi in modo referenziale, dei mulinelli che si creano nell’acqua, nel corso del Po, quando, all’altezza di San Benedetto, il grande fiume lascia le terre delle grandi anse per approssimarsi alla foce.
Questi mulinelli di fiume hanno anche, banalmente, forma di vortice, che è una tipica struttura della catabasi e che, quindi, è un’invocazione di morte a ogni passo, a ogni giro.
"Gorgo" è, come si ricorderà, metonimia della morte anche nella sua occorrenza letteraria italiana più famosa, in Verrà la morte e avrà i tuoi occhi (1950) di Cesare Pavese.
Tuttavia, nel gorgo della morte si scende — apparentemente — "muti", in Pavese: non così in Bellintani, il quale fa del confronto con la morte un motivo di grande eloquio, di evocazione ossessiva e di costruzione di vari topoi, come quello del funerale o della tomba, raggiungendo per questo cammino dei suoi culmini espressivi, in Al tuo amore (Paria, Mondadori, 1955).
Raggiunge i maggiori consensi letterari negli anni che vanno dal 1953 al 1963, dopodiché si isola volontriamente, sino a far cadere il suo nome nel completo oblio.
La morte lo raggiunge nell’ottobre 1999.
I personaggi di Giona e Herman sono liberamente ispirati a due periodi della sua esistenza, come spunto per una storia inventata…

ANGELO LAMBERTI

Come lui stesso ama raccontare di sé, Angelo Lamberti nacque il 4 Novembre 1942 nel ’Cimitero di Casteldario’ (MN) dove ha vissuto per sedici anni. Cominciò il proprio percorso artistico come drammaturgo: le sue opere teatrali sono state pubblicate su Sipario, sono state rappresentate in Italia e a New York, ottenendo riconoscimenti di rilievo. Dietro consiglio del poeta Bellintani ’dal 1998 ha dissotterrato dal cassetto le sue poesie’ pubblicando sette raccolte, recensite favorevolmente e vincitrici di premi importanti.
Si è sempre sentito ’figlio adottivo’ di Umberto Bellintani e proprio per questo motivo ha scritto ’Un gorgo di terra’ ispirandosi ad alcuni episodi della vita del poeta.
La Compagnia Campogalliani di Mantova ha ritenuto importante mettere in scena le parole dei due autori legati dal filo della poesia della nostra terra.