- Teatrino di Palazzo d’Arco
- sabato 12 ottobre 2024
- 20:45
trasposizione in dialetto mantovano di Luigi Zuccaro da "La fortuna si diverte" di Athos Setti
A distanza di oltre trent’anni dalle ultime rappresentazioni in Teatrino e in provincia, abbiamo deciso di riportare in scena ‘Na quaterna al lot’, un classico della risata vernacolare.
La commedia venne rappresentata dall’Accademia Campogalliani per la prima volta a Mantova al Teatro Sociale il 27 aprile 1965, per la regia di Aldo Signoretti, divenendo poi per quasi trent’anni un cavallo di battaglia della Compagnia e dei suoi storici attori Silvano e Franca Palmierini e Maria Bassoli.
Si tratta della riduzione in dialetto mantovano della commedia brillante “La fortuna si diverte”, scritta nel 1936 dal livornese Athos Setti e tenuta in repertorio per anni dal grande Eduardo De Filippo, di cui Setti era amico e collaboratore.
Vi si narrano le vicende di Alfredo, che riceve in sogno da Giuseppe Garibaldi quattro numeri da giocare al lotto.
La fortuna arriderà ad Alfredo e alla sua modesta famiglia? Arriverà la ricchezza agognata? E, se sì, a quale prezzo?
Attraverso dialoghi e situazioni esilaranti, la storia si dipana fino all’immancabile colpo di scena finale.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- domenica 13 ottobre 2024
- 16:00
trasposizione in dialetto mantovano di Luigi Zuccaro da "La fortuna si diverte" di Athos Setti
A distanza di oltre trent’anni dalle ultime rappresentazioni in Teatrino e in provincia, abbiamo deciso di riportare in scena ‘Na quaterna al lot’, un classico della risata vernacolare.
La commedia venne rappresentata dall’Accademia Campogalliani per la prima volta a Mantova al Teatro Sociale il 27 aprile 1965, per la regia di Aldo Signoretti, divenendo poi per quasi trent’anni un cavallo di battaglia della Compagnia e dei suoi storici attori Silvano e Franca Palmierini e Maria Bassoli.
Si tratta della riduzione in dialetto mantovano della commedia brillante “La fortuna si diverte”, scritta nel 1936 dal livornese Athos Setti e tenuta in repertorio per anni dal grande Eduardo De Filippo, di cui Setti era amico e collaboratore.
Vi si narrano le vicende di Alfredo, che riceve in sogno da Giuseppe Garibaldi quattro numeri da giocare al lotto.
La fortuna arriderà ad Alfredo e alla sua modesta famiglia? Arriverà la ricchezza agognata? E, se sì, a quale prezzo?
Attraverso dialoghi e situazioni esilaranti, la storia si dipana fino all’immancabile colpo di scena finale.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- venerdì 18 ottobre 2024
- 20:45
trasposizione in dialetto mantovano di Luigi Zuccaro da "La fortuna si diverte" di Athos Setti
A distanza di oltre trent’anni dalle ultime rappresentazioni in Teatrino e in provincia, abbiamo deciso di riportare in scena ‘Na quaterna al lot’, un classico della risata vernacolare.
La commedia venne rappresentata dall’Accademia Campogalliani per la prima volta a Mantova al Teatro Sociale il 27 aprile 1965, per la regia di Aldo Signoretti, divenendo poi per quasi trent’anni un cavallo di battaglia della Compagnia e dei suoi storici attori Silvano e Franca Palmierini e Maria Bassoli.
Si tratta della riduzione in dialetto mantovano della commedia brillante “La fortuna si diverte”, scritta nel 1936 dal livornese Athos Setti e tenuta in repertorio per anni dal grande Eduardo De Filippo, di cui Setti era amico e collaboratore.
Vi si narrano le vicende di Alfredo, che riceve in sogno da Giuseppe Garibaldi quattro numeri da giocare al lotto.
La fortuna arriderà ad Alfredo e alla sua modesta famiglia? Arriverà la ricchezza agognata? E, se sì, a quale prezzo?
Attraverso dialoghi e situazioni esilaranti, la storia si dipana fino all’immancabile colpo di scena finale.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- sabato 19 ottobre 2024
- 20:45
trasposizione in dialetto mantovano di Luigi Zuccaro da "La fortuna si diverte" di Athos Setti
A distanza di oltre trent’anni dalle ultime rappresentazioni in Teatrino e in provincia, abbiamo deciso di riportare in scena ‘Na quaterna al lot’, un classico della risata vernacolare.
La commedia venne rappresentata dall’Accademia Campogalliani per la prima volta a Mantova al Teatro Sociale il 27 aprile 1965, per la regia di Aldo Signoretti, divenendo poi per quasi trent’anni un cavallo di battaglia della Compagnia e dei suoi storici attori Silvano e Franca Palmierini e Maria Bassoli.
Si tratta della riduzione in dialetto mantovano della commedia brillante “La fortuna si diverte”, scritta nel 1936 dal livornese Athos Setti e tenuta in repertorio per anni dal grande Eduardo De Filippo, di cui Setti era amico e collaboratore.
Vi si narrano le vicende di Alfredo, che riceve in sogno da Giuseppe Garibaldi quattro numeri da giocare al lotto.
La fortuna arriderà ad Alfredo e alla sua modesta famiglia? Arriverà la ricchezza agognata? E, se sì, a quale prezzo?
Attraverso dialoghi e situazioni esilaranti, la storia si dipana fino all’immancabile colpo di scena finale.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- domenica 20 ottobre 2024
- 16:00
trasposizione in dialetto mantovano di Luigi Zuccaro da "La fortuna si diverte" di Athos Setti
A distanza di oltre trent’anni dalle ultime rappresentazioni in Teatrino e in provincia, abbiamo deciso di riportare in scena ‘Na quaterna al lot’, un classico della risata vernacolare.
La commedia venne rappresentata dall’Accademia Campogalliani per la prima volta a Mantova al Teatro Sociale il 27 aprile 1965, per la regia di Aldo Signoretti, divenendo poi per quasi trent’anni un cavallo di battaglia della Compagnia e dei suoi storici attori Silvano e Franca Palmierini e Maria Bassoli.
Si tratta della riduzione in dialetto mantovano della commedia brillante “La fortuna si diverte”, scritta nel 1936 dal livornese Athos Setti e tenuta in repertorio per anni dal grande Eduardo De Filippo, di cui Setti era amico e collaboratore.
Vi si narrano le vicende di Alfredo, che riceve in sogno da Giuseppe Garibaldi quattro numeri da giocare al lotto.
La fortuna arriderà ad Alfredo e alla sua modesta famiglia? Arriverà la ricchezza agognata? E, se sì, a quale prezzo?
Attraverso dialoghi e situazioni esilaranti, la storia si dipana fino all’immancabile colpo di scena finale.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- venerdì 25 ottobre 2024
- 20:45
trasposizione in dialetto mantovano di Luigi Zuccaro da "La fortuna si diverte" di Athos Setti
A distanza di oltre trent’anni dalle ultime rappresentazioni in Teatrino e in provincia, abbiamo deciso di riportare in scena ‘Na quaterna al lot’, un classico della risata vernacolare.
La commedia venne rappresentata dall’Accademia Campogalliani per la prima volta a Mantova al Teatro Sociale il 27 aprile 1965, per la regia di Aldo Signoretti, divenendo poi per quasi trent’anni un cavallo di battaglia della Compagnia e dei suoi storici attori Silvano e Franca Palmierini e Maria Bassoli.
Si tratta della riduzione in dialetto mantovano della commedia brillante “La fortuna si diverte”, scritta nel 1936 dal livornese Athos Setti e tenuta in repertorio per anni dal grande Eduardo De Filippo, di cui Setti era amico e collaboratore.
Vi si narrano le vicende di Alfredo, che riceve in sogno da Giuseppe Garibaldi quattro numeri da giocare al lotto.
La fortuna arriderà ad Alfredo e alla sua modesta famiglia? Arriverà la ricchezza agognata? E, se sì, a quale prezzo?
Attraverso dialoghi e situazioni esilaranti, la storia si dipana fino all’immancabile colpo di scena finale.
ISABELLA “D’opere illustri e di bei studi amica’
- ATRIO DEGLI ARCERI
Piazza Lega Lombarda - Mantova - sabato 26 ottobre 2024
- 15:30
CONFERENZA
della Prof.ssa Bona Boni
MICHELE ROMUALDI - attore dellla Campogalliani
legge alcuni passi dall’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- sabato 26 ottobre 2024
- 20:45
trasposizione in dialetto mantovano di Luigi Zuccaro da "La fortuna si diverte" di Athos Setti
A distanza di oltre trent’anni dalle ultime rappresentazioni in Teatrino e in provincia, abbiamo deciso di riportare in scena ‘Na quaterna al lot’, un classico della risata vernacolare.
La commedia venne rappresentata dall’Accademia Campogalliani per la prima volta a Mantova al Teatro Sociale il 27 aprile 1965, per la regia di Aldo Signoretti, divenendo poi per quasi trent’anni un cavallo di battaglia della Compagnia e dei suoi storici attori Silvano e Franca Palmierini e Maria Bassoli.
Si tratta della riduzione in dialetto mantovano della commedia brillante “La fortuna si diverte”, scritta nel 1936 dal livornese Athos Setti e tenuta in repertorio per anni dal grande Eduardo De Filippo, di cui Setti era amico e collaboratore.
Vi si narrano le vicende di Alfredo, che riceve in sogno da Giuseppe Garibaldi quattro numeri da giocare al lotto.
La fortuna arriderà ad Alfredo e alla sua modesta famiglia? Arriverà la ricchezza agognata? E, se sì, a quale prezzo?
Attraverso dialoghi e situazioni esilaranti, la storia si dipana fino all’immancabile colpo di scena finale.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- domenica 27 ottobre 2024
- 16:00
trasposizione in dialetto mantovano di Luigi Zuccaro da "La fortuna si diverte" di Athos Setti
A distanza di oltre trent’anni dalle ultime rappresentazioni in Teatrino e in provincia, abbiamo deciso di riportare in scena ‘Na quaterna al lot’, un classico della risata vernacolare.
La commedia venne rappresentata dall’Accademia Campogalliani per la prima volta a Mantova al Teatro Sociale il 27 aprile 1965, per la regia di Aldo Signoretti, divenendo poi per quasi trent’anni un cavallo di battaglia della Compagnia e dei suoi storici attori Silvano e Franca Palmierini e Maria Bassoli.
Si tratta della riduzione in dialetto mantovano della commedia brillante “La fortuna si diverte”, scritta nel 1936 dal livornese Athos Setti e tenuta in repertorio per anni dal grande Eduardo De Filippo, di cui Setti era amico e collaboratore.
Vi si narrano le vicende di Alfredo, che riceve in sogno da Giuseppe Garibaldi quattro numeri da giocare al lotto.
La fortuna arriderà ad Alfredo e alla sua modesta famiglia? Arriverà la ricchezza agognata? E, se sì, a quale prezzo?
Attraverso dialoghi e situazioni esilaranti, la storia si dipana fino all’immancabile colpo di scena finale.
Notte a Palazzo
- Palazzo d’Arco
- giovedì 31 ottobre 2024
- 19:30
spettacolo itinerante negli ambienti di Palazzo d’Arco
in collaborazione con Scuola di Teatro "Francesco Campogalliani"
Ingresso:
- Adulti € 12,00
- Ragazzi fino a 12 anni € 5,00
- Madonna della Vittoria - Mantova
- giovedì 31 ottobre 2024
- 21:00
testi di Maria Vittoria Grassi
Regia di Maria Grazia Bettini
Ingresso unico € 10,00
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- venerdì 1 novembre 2024
- 20:45
trasposizione in dialetto mantovano di Luigi Zuccaro da "La fortuna si diverte" di Athos Setti
A distanza di oltre trent’anni dalle ultime rappresentazioni in Teatrino e in provincia, abbiamo deciso di riportare in scena ‘Na quaterna al lot’, un classico della risata vernacolare.
La commedia venne rappresentata dall’Accademia Campogalliani per la prima volta a Mantova al Teatro Sociale il 27 aprile 1965, per la regia di Aldo Signoretti, divenendo poi per quasi trent’anni un cavallo di battaglia della Compagnia e dei suoi storici attori Silvano e Franca Palmierini e Maria Bassoli.
Si tratta della riduzione in dialetto mantovano della commedia brillante “La fortuna si diverte”, scritta nel 1936 dal livornese Athos Setti e tenuta in repertorio per anni dal grande Eduardo De Filippo, di cui Setti era amico e collaboratore.
Vi si narrano le vicende di Alfredo, che riceve in sogno da Giuseppe Garibaldi quattro numeri da giocare al lotto.
La fortuna arriderà ad Alfredo e alla sua modesta famiglia? Arriverà la ricchezza agognata? E, se sì, a quale prezzo?
Attraverso dialoghi e situazioni esilaranti, la storia si dipana fino all’immancabile colpo di scena finale.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- sabato 2 novembre 2024
- 20:45
trasposizione in dialetto mantovano di Luigi Zuccaro da "La fortuna si diverte" di Athos Setti
A distanza di oltre trent’anni dalle ultime rappresentazioni in Teatrino e in provincia, abbiamo deciso di riportare in scena ‘Na quaterna al lot’, un classico della risata vernacolare.
La commedia venne rappresentata dall’Accademia Campogalliani per la prima volta a Mantova al Teatro Sociale il 27 aprile 1965, per la regia di Aldo Signoretti, divenendo poi per quasi trent’anni un cavallo di battaglia della Compagnia e dei suoi storici attori Silvano e Franca Palmierini e Maria Bassoli.
Si tratta della riduzione in dialetto mantovano della commedia brillante “La fortuna si diverte”, scritta nel 1936 dal livornese Athos Setti e tenuta in repertorio per anni dal grande Eduardo De Filippo, di cui Setti era amico e collaboratore.
Vi si narrano le vicende di Alfredo, che riceve in sogno da Giuseppe Garibaldi quattro numeri da giocare al lotto.
La fortuna arriderà ad Alfredo e alla sua modesta famiglia? Arriverà la ricchezza agognata? E, se sì, a quale prezzo?
Attraverso dialoghi e situazioni esilaranti, la storia si dipana fino all’immancabile colpo di scena finale.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- domenica 3 novembre 2024
- 16:00
trasposizione in dialetto mantovano di Luigi Zuccaro da "La fortuna si diverte" di Athos Setti
A distanza di oltre trent’anni dalle ultime rappresentazioni in Teatrino e in provincia, abbiamo deciso di riportare in scena ‘Na quaterna al lot’, un classico della risata vernacolare.
La commedia venne rappresentata dall’Accademia Campogalliani per la prima volta a Mantova al Teatro Sociale il 27 aprile 1965, per la regia di Aldo Signoretti, divenendo poi per quasi trent’anni un cavallo di battaglia della Compagnia e dei suoi storici attori Silvano e Franca Palmierini e Maria Bassoli.
Si tratta della riduzione in dialetto mantovano della commedia brillante “La fortuna si diverte”, scritta nel 1936 dal livornese Athos Setti e tenuta in repertorio per anni dal grande Eduardo De Filippo, di cui Setti era amico e collaboratore.
Vi si narrano le vicende di Alfredo, che riceve in sogno da Giuseppe Garibaldi quattro numeri da giocare al lotto.
La fortuna arriderà ad Alfredo e alla sua modesta famiglia? Arriverà la ricchezza agognata? E, se sì, a quale prezzo?
Attraverso dialoghi e situazioni esilaranti, la storia si dipana fino all’immancabile colpo di scena finale.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- venerdì 8 novembre 2024
- 20:45
due atti unici:
Il guanto
di Maurice Hennequin
Regia di Marco Federici
Il povero Piero
da Achille Campanile
Regia di Italo Scaietta
IL GUANTO
Atto unico rappresentato per la prima volta al Parigi al Teatro del Palais Royal nel 1905. Una moglie gelosa tormenta in tutti i modi il marito dopo il rinvenimento di un guanto appartenente a qualcun altro. Il marito avrà ben presto modo di vendicarsi., fra la complicità e il divertimento del pubblico
IL POVERO PIERO
Una famiglia viene sconvolta dalla scomparsa del “Povero Piero” e dal conseguente ritrovamento delle sue ultime volontà. Il defunto, nel testamento, dà ordine che si dia notizia della sua morte solamente una volta avvenute le esequie. Teresa (la vedova), la sua amica e le persone che vivevano in casa con Piero dovranno lottare contro parecchi imprevisti per tener celata la cosa ma… .
È possibile ridere della tristezza altrui? Forse, quando le situazioni diventano così paradossali.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- sabato 9 novembre 2024
- 20:45
due atti unici:
Il guanto
di Maurice Hennequin
Regia di Marco Federici
Il povero Piero
da Achille Campanile
Regia di Italo Scaietta
IL GUANTO
Atto unico rappresentato per la prima volta al Parigi al Teatro del Palais Royal nel 1905. Una moglie gelosa tormenta in tutti i modi il marito dopo il rinvenimento di un guanto appartenente a qualcun altro. Il marito avrà ben presto modo di vendicarsi., fra la complicità e il divertimento del pubblico
IL POVERO PIERO
Una famiglia viene sconvolta dalla scomparsa del “Povero Piero” e dal conseguente ritrovamento delle sue ultime volontà. Il defunto, nel testamento, dà ordine che si dia notizia della sua morte solamente una volta avvenute le esequie. Teresa (la vedova), la sua amica e le persone che vivevano in casa con Piero dovranno lottare contro parecchi imprevisti per tener celata la cosa ma… .
È possibile ridere della tristezza altrui? Forse, quando le situazioni diventano così paradossali.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- domenica 10 novembre 2024
- 16:00
due atti unici:
Il guanto
di Maurice Hennequin
Regia di Marco Federici
Il povero Piero
da Achille Campanile
Regia di Italo Scaietta
IL GUANTO
Atto unico rappresentato per la prima volta al Parigi al Teatro del Palais Royal nel 1905. Una moglie gelosa tormenta in tutti i modi il marito dopo il rinvenimento di un guanto appartenente a qualcun altro. Il marito avrà ben presto modo di vendicarsi., fra la complicità e il divertimento del pubblico
IL POVERO PIERO
Una famiglia viene sconvolta dalla scomparsa del “Povero Piero” e dal conseguente ritrovamento delle sue ultime volontà. Il defunto, nel testamento, dà ordine che si dia notizia della sua morte solamente una volta avvenute le esequie. Teresa (la vedova), la sua amica e le persone che vivevano in casa con Piero dovranno lottare contro parecchi imprevisti per tener celata la cosa ma… .
È possibile ridere della tristezza altrui? Forse, quando le situazioni diventano così paradossali.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- venerdì 15 novembre 2024
- 20:45
due atti unici:
Il guanto
di Maurice Hennequin
Regia di Marco Federici
Il povero Piero
da Achille Campanile
Regia di Italo Scaietta
IL GUANTO
Atto unico rappresentato per la prima volta al Parigi al Teatro del Palais Royal nel 1905. Una moglie gelosa tormenta in tutti i modi il marito dopo il rinvenimento di un guanto appartenente a qualcun altro. Il marito avrà ben presto modo di vendicarsi., fra la complicità e il divertimento del pubblico
IL POVERO PIERO
Una famiglia viene sconvolta dalla scomparsa del “Povero Piero” e dal conseguente ritrovamento delle sue ultime volontà. Il defunto, nel testamento, dà ordine che si dia notizia della sua morte solamente una volta avvenute le esequie. Teresa (la vedova), la sua amica e le persone che vivevano in casa con Piero dovranno lottare contro parecchi imprevisti per tener celata la cosa ma… .
È possibile ridere della tristezza altrui? Forse, quando le situazioni diventano così paradossali.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- sabato 16 novembre 2024
- 20:45
due atti unici:
Il guanto
di Maurice Hennequin
Regia di Marco Federici
Il povero Piero
da Achille Campanile
Regia di Italo Scaietta
IL GUANTO
Atto unico rappresentato per la prima volta al Parigi al Teatro del Palais Royal nel 1905. Una moglie gelosa tormenta in tutti i modi il marito dopo il rinvenimento di un guanto appartenente a qualcun altro. Il marito avrà ben presto modo di vendicarsi., fra la complicità e il divertimento del pubblico
IL POVERO PIERO
Una famiglia viene sconvolta dalla scomparsa del “Povero Piero” e dal conseguente ritrovamento delle sue ultime volontà. Il defunto, nel testamento, dà ordine che si dia notizia della sua morte solamente una volta avvenute le esequie. Teresa (la vedova), la sua amica e le persone che vivevano in casa con Piero dovranno lottare contro parecchi imprevisti per tener celata la cosa ma… .
È possibile ridere della tristezza altrui? Forse, quando le situazioni diventano così paradossali.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- domenica 17 novembre 2024
- 16:00
due atti unici:
Il guanto
di Maurice Hennequin
Regia di Marco Federici
Il povero Piero
da Achille Campanile
Regia di Italo Scaietta
IL GUANTO
Atto unico rappresentato per la prima volta al Parigi al Teatro del Palais Royal nel 1905. Una moglie gelosa tormenta in tutti i modi il marito dopo il rinvenimento di un guanto appartenente a qualcun altro. Il marito avrà ben presto modo di vendicarsi., fra la complicità e il divertimento del pubblico
IL POVERO PIERO
Una famiglia viene sconvolta dalla scomparsa del “Povero Piero” e dal conseguente ritrovamento delle sue ultime volontà. Il defunto, nel testamento, dà ordine che si dia notizia della sua morte solamente una volta avvenute le esequie. Teresa (la vedova), la sua amica e le persone che vivevano in casa con Piero dovranno lottare contro parecchi imprevisti per tener celata la cosa ma… .
È possibile ridere della tristezza altrui? Forse, quando le situazioni diventano così paradossali.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- venerdì 22 novembre 2024
- 20:45
due atti unici:
Il guanto
di Maurice Hennequin
Regia di Marco Federici
Il povero Piero
da Achille Campanile
Regia di Italo Scaietta
IL GUANTO
Atto unico rappresentato per la prima volta al Parigi al Teatro del Palais Royal nel 1905. Una moglie gelosa tormenta in tutti i modi il marito dopo il rinvenimento di un guanto appartenente a qualcun altro. Il marito avrà ben presto modo di vendicarsi., fra la complicità e il divertimento del pubblico
IL POVERO PIERO
Una famiglia viene sconvolta dalla scomparsa del “Povero Piero” e dal conseguente ritrovamento delle sue ultime volontà. Il defunto, nel testamento, dà ordine che si dia notizia della sua morte solamente una volta avvenute le esequie. Teresa (la vedova), la sua amica e le persone che vivevano in casa con Piero dovranno lottare contro parecchi imprevisti per tener celata la cosa ma… .
È possibile ridere della tristezza altrui? Forse, quando le situazioni diventano così paradossali.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- sabato 23 novembre 2024
- 20:45
due atti unici:
Il guanto
di Maurice Hennequin
Regia di Marco Federici
Il povero Piero
da Achille Campanile
Regia di Italo Scaietta
IL GUANTO
Atto unico rappresentato per la prima volta al Parigi al Teatro del Palais Royal nel 1905. Una moglie gelosa tormenta in tutti i modi il marito dopo il rinvenimento di un guanto appartenente a qualcun altro. Il marito avrà ben presto modo di vendicarsi., fra la complicità e il divertimento del pubblico
IL POVERO PIERO
Una famiglia viene sconvolta dalla scomparsa del “Povero Piero” e dal conseguente ritrovamento delle sue ultime volontà. Il defunto, nel testamento, dà ordine che si dia notizia della sua morte solamente una volta avvenute le esequie. Teresa (la vedova), la sua amica e le persone che vivevano in casa con Piero dovranno lottare contro parecchi imprevisti per tener celata la cosa ma… .
È possibile ridere della tristezza altrui? Forse, quando le situazioni diventano così paradossali.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- domenica 24 novembre 2024
- 16:00
due atti unici:
Il guanto
di Maurice Hennequin
Regia di Marco Federici
Il povero Piero
da Achille Campanile
Regia di Italo Scaietta
IL GUANTO
Atto unico rappresentato per la prima volta al Parigi al Teatro del Palais Royal nel 1905. Una moglie gelosa tormenta in tutti i modi il marito dopo il rinvenimento di un guanto appartenente a qualcun altro. Il marito avrà ben presto modo di vendicarsi., fra la complicità e il divertimento del pubblico
IL POVERO PIERO
Una famiglia viene sconvolta dalla scomparsa del “Povero Piero” e dal conseguente ritrovamento delle sue ultime volontà. Il defunto, nel testamento, dà ordine che si dia notizia della sua morte solamente una volta avvenute le esequie. Teresa (la vedova), la sua amica e le persone che vivevano in casa con Piero dovranno lottare contro parecchi imprevisti per tener celata la cosa ma… .
È possibile ridere della tristezza altrui? Forse, quando le situazioni diventano così paradossali.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- lunedì 25 novembre 2024
- 21:00
Giornata internazionale contro la violenza sulle donne
Regia di Maria Grazia Bettini
Ingresso libero
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- venerdì 29 novembre 2024
- 20:45
due atti unici:
Il guanto
di Maurice Hennequin
Regia di Marco Federici
Il povero Piero
da Achille Campanile
Regia di Italo Scaietta
IL GUANTO
Atto unico rappresentato per la prima volta al Parigi al Teatro del Palais Royal nel 1905. Una moglie gelosa tormenta in tutti i modi il marito dopo il rinvenimento di un guanto appartenente a qualcun altro. Il marito avrà ben presto modo di vendicarsi., fra la complicità e il divertimento del pubblico
IL POVERO PIERO
Una famiglia viene sconvolta dalla scomparsa del “Povero Piero” e dal conseguente ritrovamento delle sue ultime volontà. Il defunto, nel testamento, dà ordine che si dia notizia della sua morte solamente una volta avvenute le esequie. Teresa (la vedova), la sua amica e le persone che vivevano in casa con Piero dovranno lottare contro parecchi imprevisti per tener celata la cosa ma… .
È possibile ridere della tristezza altrui? Forse, quando le situazioni diventano così paradossali.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- sabato 30 novembre 2024
- 20:45
due atti unici:
Il guanto
di Maurice Hennequin
Regia di Marco Federici
Il povero Piero
da Achille Campanile
Regia di Italo Scaietta
IL GUANTO
Atto unico rappresentato per la prima volta al Parigi al Teatro del Palais Royal nel 1905. Una moglie gelosa tormenta in tutti i modi il marito dopo il rinvenimento di un guanto appartenente a qualcun altro. Il marito avrà ben presto modo di vendicarsi., fra la complicità e il divertimento del pubblico
IL POVERO PIERO
Una famiglia viene sconvolta dalla scomparsa del “Povero Piero” e dal conseguente ritrovamento delle sue ultime volontà. Il defunto, nel testamento, dà ordine che si dia notizia della sua morte solamente una volta avvenute le esequie. Teresa (la vedova), la sua amica e le persone che vivevano in casa con Piero dovranno lottare contro parecchi imprevisti per tener celata la cosa ma… .
È possibile ridere della tristezza altrui? Forse, quando le situazioni diventano così paradossali.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- domenica 1 dicembre 2024
- 16:00
due atti unici:
Il guanto
di Maurice Hennequin
Regia di Marco Federici
Il povero Piero
da Achille Campanile
Regia di Italo Scaietta
IL GUANTO
Atto unico rappresentato per la prima volta al Parigi al Teatro del Palais Royal nel 1905. Una moglie gelosa tormenta in tutti i modi il marito dopo il rinvenimento di un guanto appartenente a qualcun altro. Il marito avrà ben presto modo di vendicarsi., fra la complicità e il divertimento del pubblico
IL POVERO PIERO
Una famiglia viene sconvolta dalla scomparsa del “Povero Piero” e dal conseguente ritrovamento delle sue ultime volontà. Il defunto, nel testamento, dà ordine che si dia notizia della sua morte solamente una volta avvenute le esequie. Teresa (la vedova), la sua amica e le persone che vivevano in casa con Piero dovranno lottare contro parecchi imprevisti per tener celata la cosa ma… .
È possibile ridere della tristezza altrui? Forse, quando le situazioni diventano così paradossali.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- venerdì 6 dicembre 2024
- 20:45
di Charles Dickens
traduzione e riduzione teatrale di Chiara Prezzavento
L’Autore
Charles Dickens nasce a Landport, Portsea, nel 1812 e muore a Gadshill Rochester nel 1870.
Sin dall’infanzia, povera e dolorosa, fu a contatto con la vita del popolo londinese, che gli diede un’esperienza feconda. Dopo aver lavorato in una fabbrica di lucido da scarpe, divenne stenografo parlamentare (1828). Nel 1833 uscirono sul Monthly Magazine i primi Sketches by Boz, che contengono già tutti gli elementi caratteristici della sua ispirazione. The posthumous papers of the Pickwich Club (1837) - Il Circolo Pickwich, pubblicato a dispense mensili, come poi la maggior parte delle sue opere, gli procurò fama e fortuna immediata; i personaggi incarnavano in modo spontaneo i lati più tipici e costanti del temperamento inglese, e la tecnica era quella cara all’autore: l’improvvisazione di episodi e scene intorno a un gruppo di personaggi. Divenuto il romanziere più popolare dell’Inghilterra, fece seguire: Oliver Twist (1838); Nicholas Nickleby (1839); The old curiosity shop (1841); Barnaby Rudge (1841); A Christmas carol (1843); The Chimes (1845); The cricket on the hearth (1846); Dombey and son (1848); David Copperfield (1850); Bleak House (1853); Hard times (1854); Little Dorrit (1857); A tale of two cities (1859); Great expectations (1861); Our mutual friend (1865). Si servì della sua popolarità per svolgere una polemica umanitaria e sociale, prendendo di mira molte istituzioni, di cui diede una rappre- sentazione quasi sempre caricaturale. La sua vena umoristica è genuina; ma nonostante l’ottimismo che fa dei suoi romanzi il monumento più tipico dell’età vittoriana, egli fu il primo romanziere che sentì la poesia di certi aspetti e ambienti torbidi e sinistri di una grande metropoli moderna.
Trama dello spettacolo e note di regia
“Se potessi fare a modo mio, ogni idiota che se ne va attorno con cotesto “allegro Natale” in bocca, avrebbe a esser bollito nella propria pentola e sotterrato con uno stecco di agrifoglio nel cuore. Sì, proprio!” (Prima strofa)
Basta questo per far nascere lo spettacolo: un ufficio spoglio e freddo con una finestra sulle strade di Londra che si prepara al Natale con canti e raccolta fondi per gli indigenti. Un avido e meschino personaggio che respinge ogni gesto di generosità o amore o amicizia anche in un giorno così speciale. Ma forse nel suo cuore si accende una scintilla alimentata dalle parole del vecchio socio morto con il cuore incatenato dall’avidità e da quelle dei Fantasmi del Passato, Presente e Futuro.
Le scene si susseguono veloci come pensieri o sogni, fino a farlo risvegliare una persona diversa e capace di rimediare agli errori fatti anche nel solo tempo che rimane.
Il Canto è un racconto fantastico ma che racchiude verità profonde: ripercorrere la propria vita, riflettere sugli errori commessi per avidità, egoismo, insensibilità, per poter diventare una persona migliore, con sé stessi e con gli altri.
“Risero alcuni di quel mutamento, ma egli li lasciava ridere e non vi badava; perché sapeva bene che molte cose buone, su questo mondo, cominciano sempre col muovere il riso in certa gente” (ultima strofa)
Ho sentito la necessità di mettere in scena una favola di rinascita morale dell’individuo, in una società come la nostra dove stiamo seppellendo l’amore verso il prossimo e mostrando i peggiori lati della nostra umanità. ll Natale era una celebrazione religiosa piuttosto severa nell’Inghilterra del 1843, quando Charles Dickens, celebre scrittore in difficoltà finanziarie e creative, scrisse il romanzo breve A Christmas Carol.
La storia del vecchio avaro Scrooge e dei tre Spiriti in una Londra fuligginosa e affollata, capace delle miserie più meschine come della più calorosa generosità, era destinata a diventare l’opera più celebre di Dickens – ma anche a forgiare una nuova immagine delle celebrazioni natalizie, fatta di legami familiari, di condivisione, di agrifogli e frutta candita, di calore umano, di gentilezza e gioia.
Dickens ha creato un Natale del cuore dalla solennità misteriosa, felice e attraente al di là del suo significato strettamente religioso, un appello universale alla fraternità e agli affetti. È questo spirito che la regia vuole restituire sulla scena in Canto di Natale, adattato e tradotto appositamente da Chiara Prezzavento.
Ebenezer Scrooge, il mite scrivano Cratchit e una piccola folla di spiriti, cantori, bambini e pessimi soggetti popolano una vivace, magica parabola moderna capace di commuovere e divertire al tempo stesso – nella migliore tradizione dickensiana.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- sabato 7 dicembre 2024
- 20:45
di Charles Dickens
traduzione e riduzione teatrale di Chiara Prezzavento
L’Autore
Charles Dickens nasce a Landport, Portsea, nel 1812 e muore a Gadshill Rochester nel 1870.
Sin dall’infanzia, povera e dolorosa, fu a contatto con la vita del popolo londinese, che gli diede un’esperienza feconda. Dopo aver lavorato in una fabbrica di lucido da scarpe, divenne stenografo parlamentare (1828). Nel 1833 uscirono sul Monthly Magazine i primi Sketches by Boz, che contengono già tutti gli elementi caratteristici della sua ispirazione. The posthumous papers of the Pickwich Club (1837) - Il Circolo Pickwich, pubblicato a dispense mensili, come poi la maggior parte delle sue opere, gli procurò fama e fortuna immediata; i personaggi incarnavano in modo spontaneo i lati più tipici e costanti del temperamento inglese, e la tecnica era quella cara all’autore: l’improvvisazione di episodi e scene intorno a un gruppo di personaggi. Divenuto il romanziere più popolare dell’Inghilterra, fece seguire: Oliver Twist (1838); Nicholas Nickleby (1839); The old curiosity shop (1841); Barnaby Rudge (1841); A Christmas carol (1843); The Chimes (1845); The cricket on the hearth (1846); Dombey and son (1848); David Copperfield (1850); Bleak House (1853); Hard times (1854); Little Dorrit (1857); A tale of two cities (1859); Great expectations (1861); Our mutual friend (1865). Si servì della sua popolarità per svolgere una polemica umanitaria e sociale, prendendo di mira molte istituzioni, di cui diede una rappre- sentazione quasi sempre caricaturale. La sua vena umoristica è genuina; ma nonostante l’ottimismo che fa dei suoi romanzi il monumento più tipico dell’età vittoriana, egli fu il primo romanziere che sentì la poesia di certi aspetti e ambienti torbidi e sinistri di una grande metropoli moderna.
Trama dello spettacolo e note di regia
“Se potessi fare a modo mio, ogni idiota che se ne va attorno con cotesto “allegro Natale” in bocca, avrebbe a esser bollito nella propria pentola e sotterrato con uno stecco di agrifoglio nel cuore. Sì, proprio!” (Prima strofa)
Basta questo per far nascere lo spettacolo: un ufficio spoglio e freddo con una finestra sulle strade di Londra che si prepara al Natale con canti e raccolta fondi per gli indigenti. Un avido e meschino personaggio che respinge ogni gesto di generosità o amore o amicizia anche in un giorno così speciale. Ma forse nel suo cuore si accende una scintilla alimentata dalle parole del vecchio socio morto con il cuore incatenato dall’avidità e da quelle dei Fantasmi del Passato, Presente e Futuro.
Le scene si susseguono veloci come pensieri o sogni, fino a farlo risvegliare una persona diversa e capace di rimediare agli errori fatti anche nel solo tempo che rimane.
Il Canto è un racconto fantastico ma che racchiude verità profonde: ripercorrere la propria vita, riflettere sugli errori commessi per avidità, egoismo, insensibilità, per poter diventare una persona migliore, con sé stessi e con gli altri.
“Risero alcuni di quel mutamento, ma egli li lasciava ridere e non vi badava; perché sapeva bene che molte cose buone, su questo mondo, cominciano sempre col muovere il riso in certa gente” (ultima strofa)
Ho sentito la necessità di mettere in scena una favola di rinascita morale dell’individuo, in una società come la nostra dove stiamo seppellendo l’amore verso il prossimo e mostrando i peggiori lati della nostra umanità. ll Natale era una celebrazione religiosa piuttosto severa nell’Inghilterra del 1843, quando Charles Dickens, celebre scrittore in difficoltà finanziarie e creative, scrisse il romanzo breve A Christmas Carol.
La storia del vecchio avaro Scrooge e dei tre Spiriti in una Londra fuligginosa e affollata, capace delle miserie più meschine come della più calorosa generosità, era destinata a diventare l’opera più celebre di Dickens – ma anche a forgiare una nuova immagine delle celebrazioni natalizie, fatta di legami familiari, di condivisione, di agrifogli e frutta candita, di calore umano, di gentilezza e gioia.
Dickens ha creato un Natale del cuore dalla solennità misteriosa, felice e attraente al di là del suo significato strettamente religioso, un appello universale alla fraternità e agli affetti. È questo spirito che la regia vuole restituire sulla scena in Canto di Natale, adattato e tradotto appositamente da Chiara Prezzavento.
Ebenezer Scrooge, il mite scrivano Cratchit e una piccola folla di spiriti, cantori, bambini e pessimi soggetti popolano una vivace, magica parabola moderna capace di commuovere e divertire al tempo stesso – nella migliore tradizione dickensiana.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- domenica 8 dicembre 2024
- 16:00
di Charles Dickens
traduzione e riduzione teatrale di Chiara Prezzavento
L’Autore
Charles Dickens nasce a Landport, Portsea, nel 1812 e muore a Gadshill Rochester nel 1870.
Sin dall’infanzia, povera e dolorosa, fu a contatto con la vita del popolo londinese, che gli diede un’esperienza feconda. Dopo aver lavorato in una fabbrica di lucido da scarpe, divenne stenografo parlamentare (1828). Nel 1833 uscirono sul Monthly Magazine i primi Sketches by Boz, che contengono già tutti gli elementi caratteristici della sua ispirazione. The posthumous papers of the Pickwich Club (1837) - Il Circolo Pickwich, pubblicato a dispense mensili, come poi la maggior parte delle sue opere, gli procurò fama e fortuna immediata; i personaggi incarnavano in modo spontaneo i lati più tipici e costanti del temperamento inglese, e la tecnica era quella cara all’autore: l’improvvisazione di episodi e scene intorno a un gruppo di personaggi. Divenuto il romanziere più popolare dell’Inghilterra, fece seguire: Oliver Twist (1838); Nicholas Nickleby (1839); The old curiosity shop (1841); Barnaby Rudge (1841); A Christmas carol (1843); The Chimes (1845); The cricket on the hearth (1846); Dombey and son (1848); David Copperfield (1850); Bleak House (1853); Hard times (1854); Little Dorrit (1857); A tale of two cities (1859); Great expectations (1861); Our mutual friend (1865). Si servì della sua popolarità per svolgere una polemica umanitaria e sociale, prendendo di mira molte istituzioni, di cui diede una rappre- sentazione quasi sempre caricaturale. La sua vena umoristica è genuina; ma nonostante l’ottimismo che fa dei suoi romanzi il monumento più tipico dell’età vittoriana, egli fu il primo romanziere che sentì la poesia di certi aspetti e ambienti torbidi e sinistri di una grande metropoli moderna.
Trama dello spettacolo e note di regia
“Se potessi fare a modo mio, ogni idiota che se ne va attorno con cotesto “allegro Natale” in bocca, avrebbe a esser bollito nella propria pentola e sotterrato con uno stecco di agrifoglio nel cuore. Sì, proprio!” (Prima strofa)
Basta questo per far nascere lo spettacolo: un ufficio spoglio e freddo con una finestra sulle strade di Londra che si prepara al Natale con canti e raccolta fondi per gli indigenti. Un avido e meschino personaggio che respinge ogni gesto di generosità o amore o amicizia anche in un giorno così speciale. Ma forse nel suo cuore si accende una scintilla alimentata dalle parole del vecchio socio morto con il cuore incatenato dall’avidità e da quelle dei Fantasmi del Passato, Presente e Futuro.
Le scene si susseguono veloci come pensieri o sogni, fino a farlo risvegliare una persona diversa e capace di rimediare agli errori fatti anche nel solo tempo che rimane.
Il Canto è un racconto fantastico ma che racchiude verità profonde: ripercorrere la propria vita, riflettere sugli errori commessi per avidità, egoismo, insensibilità, per poter diventare una persona migliore, con sé stessi e con gli altri.
“Risero alcuni di quel mutamento, ma egli li lasciava ridere e non vi badava; perché sapeva bene che molte cose buone, su questo mondo, cominciano sempre col muovere il riso in certa gente” (ultima strofa)
Ho sentito la necessità di mettere in scena una favola di rinascita morale dell’individuo, in una società come la nostra dove stiamo seppellendo l’amore verso il prossimo e mostrando i peggiori lati della nostra umanità. ll Natale era una celebrazione religiosa piuttosto severa nell’Inghilterra del 1843, quando Charles Dickens, celebre scrittore in difficoltà finanziarie e creative, scrisse il romanzo breve A Christmas Carol.
La storia del vecchio avaro Scrooge e dei tre Spiriti in una Londra fuligginosa e affollata, capace delle miserie più meschine come della più calorosa generosità, era destinata a diventare l’opera più celebre di Dickens – ma anche a forgiare una nuova immagine delle celebrazioni natalizie, fatta di legami familiari, di condivisione, di agrifogli e frutta candita, di calore umano, di gentilezza e gioia.
Dickens ha creato un Natale del cuore dalla solennità misteriosa, felice e attraente al di là del suo significato strettamente religioso, un appello universale alla fraternità e agli affetti. È questo spirito che la regia vuole restituire sulla scena in Canto di Natale, adattato e tradotto appositamente da Chiara Prezzavento.
Ebenezer Scrooge, il mite scrivano Cratchit e una piccola folla di spiriti, cantori, bambini e pessimi soggetti popolano una vivace, magica parabola moderna capace di commuovere e divertire al tempo stesso – nella migliore tradizione dickensiana.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- venerdì 13 dicembre 2024
- 20:45
di Charles Dickens
traduzione e riduzione teatrale di Chiara Prezzavento
L’Autore
Charles Dickens nasce a Landport, Portsea, nel 1812 e muore a Gadshill Rochester nel 1870.
Sin dall’infanzia, povera e dolorosa, fu a contatto con la vita del popolo londinese, che gli diede un’esperienza feconda. Dopo aver lavorato in una fabbrica di lucido da scarpe, divenne stenografo parlamentare (1828). Nel 1833 uscirono sul Monthly Magazine i primi Sketches by Boz, che contengono già tutti gli elementi caratteristici della sua ispirazione. The posthumous papers of the Pickwich Club (1837) - Il Circolo Pickwich, pubblicato a dispense mensili, come poi la maggior parte delle sue opere, gli procurò fama e fortuna immediata; i personaggi incarnavano in modo spontaneo i lati più tipici e costanti del temperamento inglese, e la tecnica era quella cara all’autore: l’improvvisazione di episodi e scene intorno a un gruppo di personaggi. Divenuto il romanziere più popolare dell’Inghilterra, fece seguire: Oliver Twist (1838); Nicholas Nickleby (1839); The old curiosity shop (1841); Barnaby Rudge (1841); A Christmas carol (1843); The Chimes (1845); The cricket on the hearth (1846); Dombey and son (1848); David Copperfield (1850); Bleak House (1853); Hard times (1854); Little Dorrit (1857); A tale of two cities (1859); Great expectations (1861); Our mutual friend (1865). Si servì della sua popolarità per svolgere una polemica umanitaria e sociale, prendendo di mira molte istituzioni, di cui diede una rappre- sentazione quasi sempre caricaturale. La sua vena umoristica è genuina; ma nonostante l’ottimismo che fa dei suoi romanzi il monumento più tipico dell’età vittoriana, egli fu il primo romanziere che sentì la poesia di certi aspetti e ambienti torbidi e sinistri di una grande metropoli moderna.
Trama dello spettacolo e note di regia
“Se potessi fare a modo mio, ogni idiota che se ne va attorno con cotesto “allegro Natale” in bocca, avrebbe a esser bollito nella propria pentola e sotterrato con uno stecco di agrifoglio nel cuore. Sì, proprio!” (Prima strofa)
Basta questo per far nascere lo spettacolo: un ufficio spoglio e freddo con una finestra sulle strade di Londra che si prepara al Natale con canti e raccolta fondi per gli indigenti. Un avido e meschino personaggio che respinge ogni gesto di generosità o amore o amicizia anche in un giorno così speciale. Ma forse nel suo cuore si accende una scintilla alimentata dalle parole del vecchio socio morto con il cuore incatenato dall’avidità e da quelle dei Fantasmi del Passato, Presente e Futuro.
Le scene si susseguono veloci come pensieri o sogni, fino a farlo risvegliare una persona diversa e capace di rimediare agli errori fatti anche nel solo tempo che rimane.
Il Canto è un racconto fantastico ma che racchiude verità profonde: ripercorrere la propria vita, riflettere sugli errori commessi per avidità, egoismo, insensibilità, per poter diventare una persona migliore, con sé stessi e con gli altri.
“Risero alcuni di quel mutamento, ma egli li lasciava ridere e non vi badava; perché sapeva bene che molte cose buone, su questo mondo, cominciano sempre col muovere il riso in certa gente” (ultima strofa)
Ho sentito la necessità di mettere in scena una favola di rinascita morale dell’individuo, in una società come la nostra dove stiamo seppellendo l’amore verso il prossimo e mostrando i peggiori lati della nostra umanità. ll Natale era una celebrazione religiosa piuttosto severa nell’Inghilterra del 1843, quando Charles Dickens, celebre scrittore in difficoltà finanziarie e creative, scrisse il romanzo breve A Christmas Carol.
La storia del vecchio avaro Scrooge e dei tre Spiriti in una Londra fuligginosa e affollata, capace delle miserie più meschine come della più calorosa generosità, era destinata a diventare l’opera più celebre di Dickens – ma anche a forgiare una nuova immagine delle celebrazioni natalizie, fatta di legami familiari, di condivisione, di agrifogli e frutta candita, di calore umano, di gentilezza e gioia.
Dickens ha creato un Natale del cuore dalla solennità misteriosa, felice e attraente al di là del suo significato strettamente religioso, un appello universale alla fraternità e agli affetti. È questo spirito che la regia vuole restituire sulla scena in Canto di Natale, adattato e tradotto appositamente da Chiara Prezzavento.
Ebenezer Scrooge, il mite scrivano Cratchit e una piccola folla di spiriti, cantori, bambini e pessimi soggetti popolano una vivace, magica parabola moderna capace di commuovere e divertire al tempo stesso – nella migliore tradizione dickensiana.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- sabato 14 dicembre 2024
- 20:45
di Charles Dickens
traduzione e riduzione teatrale di Chiara Prezzavento
L’Autore
Charles Dickens nasce a Landport, Portsea, nel 1812 e muore a Gadshill Rochester nel 1870.
Sin dall’infanzia, povera e dolorosa, fu a contatto con la vita del popolo londinese, che gli diede un’esperienza feconda. Dopo aver lavorato in una fabbrica di lucido da scarpe, divenne stenografo parlamentare (1828). Nel 1833 uscirono sul Monthly Magazine i primi Sketches by Boz, che contengono già tutti gli elementi caratteristici della sua ispirazione. The posthumous papers of the Pickwich Club (1837) - Il Circolo Pickwich, pubblicato a dispense mensili, come poi la maggior parte delle sue opere, gli procurò fama e fortuna immediata; i personaggi incarnavano in modo spontaneo i lati più tipici e costanti del temperamento inglese, e la tecnica era quella cara all’autore: l’improvvisazione di episodi e scene intorno a un gruppo di personaggi. Divenuto il romanziere più popolare dell’Inghilterra, fece seguire: Oliver Twist (1838); Nicholas Nickleby (1839); The old curiosity shop (1841); Barnaby Rudge (1841); A Christmas carol (1843); The Chimes (1845); The cricket on the hearth (1846); Dombey and son (1848); David Copperfield (1850); Bleak House (1853); Hard times (1854); Little Dorrit (1857); A tale of two cities (1859); Great expectations (1861); Our mutual friend (1865). Si servì della sua popolarità per svolgere una polemica umanitaria e sociale, prendendo di mira molte istituzioni, di cui diede una rappre- sentazione quasi sempre caricaturale. La sua vena umoristica è genuina; ma nonostante l’ottimismo che fa dei suoi romanzi il monumento più tipico dell’età vittoriana, egli fu il primo romanziere che sentì la poesia di certi aspetti e ambienti torbidi e sinistri di una grande metropoli moderna.
Trama dello spettacolo e note di regia
“Se potessi fare a modo mio, ogni idiota che se ne va attorno con cotesto “allegro Natale” in bocca, avrebbe a esser bollito nella propria pentola e sotterrato con uno stecco di agrifoglio nel cuore. Sì, proprio!” (Prima strofa)
Basta questo per far nascere lo spettacolo: un ufficio spoglio e freddo con una finestra sulle strade di Londra che si prepara al Natale con canti e raccolta fondi per gli indigenti. Un avido e meschino personaggio che respinge ogni gesto di generosità o amore o amicizia anche in un giorno così speciale. Ma forse nel suo cuore si accende una scintilla alimentata dalle parole del vecchio socio morto con il cuore incatenato dall’avidità e da quelle dei Fantasmi del Passato, Presente e Futuro.
Le scene si susseguono veloci come pensieri o sogni, fino a farlo risvegliare una persona diversa e capace di rimediare agli errori fatti anche nel solo tempo che rimane.
Il Canto è un racconto fantastico ma che racchiude verità profonde: ripercorrere la propria vita, riflettere sugli errori commessi per avidità, egoismo, insensibilità, per poter diventare una persona migliore, con sé stessi e con gli altri.
“Risero alcuni di quel mutamento, ma egli li lasciava ridere e non vi badava; perché sapeva bene che molte cose buone, su questo mondo, cominciano sempre col muovere il riso in certa gente” (ultima strofa)
Ho sentito la necessità di mettere in scena una favola di rinascita morale dell’individuo, in una società come la nostra dove stiamo seppellendo l’amore verso il prossimo e mostrando i peggiori lati della nostra umanità. ll Natale era una celebrazione religiosa piuttosto severa nell’Inghilterra del 1843, quando Charles Dickens, celebre scrittore in difficoltà finanziarie e creative, scrisse il romanzo breve A Christmas Carol.
La storia del vecchio avaro Scrooge e dei tre Spiriti in una Londra fuligginosa e affollata, capace delle miserie più meschine come della più calorosa generosità, era destinata a diventare l’opera più celebre di Dickens – ma anche a forgiare una nuova immagine delle celebrazioni natalizie, fatta di legami familiari, di condivisione, di agrifogli e frutta candita, di calore umano, di gentilezza e gioia.
Dickens ha creato un Natale del cuore dalla solennità misteriosa, felice e attraente al di là del suo significato strettamente religioso, un appello universale alla fraternità e agli affetti. È questo spirito che la regia vuole restituire sulla scena in Canto di Natale, adattato e tradotto appositamente da Chiara Prezzavento.
Ebenezer Scrooge, il mite scrivano Cratchit e una piccola folla di spiriti, cantori, bambini e pessimi soggetti popolano una vivace, magica parabola moderna capace di commuovere e divertire al tempo stesso – nella migliore tradizione dickensiana.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- domenica 15 dicembre 2024
- 16:00
di Charles Dickens
traduzione e riduzione teatrale di Chiara Prezzavento
L’Autore
Charles Dickens nasce a Landport, Portsea, nel 1812 e muore a Gadshill Rochester nel 1870.
Sin dall’infanzia, povera e dolorosa, fu a contatto con la vita del popolo londinese, che gli diede un’esperienza feconda. Dopo aver lavorato in una fabbrica di lucido da scarpe, divenne stenografo parlamentare (1828). Nel 1833 uscirono sul Monthly Magazine i primi Sketches by Boz, che contengono già tutti gli elementi caratteristici della sua ispirazione. The posthumous papers of the Pickwich Club (1837) - Il Circolo Pickwich, pubblicato a dispense mensili, come poi la maggior parte delle sue opere, gli procurò fama e fortuna immediata; i personaggi incarnavano in modo spontaneo i lati più tipici e costanti del temperamento inglese, e la tecnica era quella cara all’autore: l’improvvisazione di episodi e scene intorno a un gruppo di personaggi. Divenuto il romanziere più popolare dell’Inghilterra, fece seguire: Oliver Twist (1838); Nicholas Nickleby (1839); The old curiosity shop (1841); Barnaby Rudge (1841); A Christmas carol (1843); The Chimes (1845); The cricket on the hearth (1846); Dombey and son (1848); David Copperfield (1850); Bleak House (1853); Hard times (1854); Little Dorrit (1857); A tale of two cities (1859); Great expectations (1861); Our mutual friend (1865). Si servì della sua popolarità per svolgere una polemica umanitaria e sociale, prendendo di mira molte istituzioni, di cui diede una rappre- sentazione quasi sempre caricaturale. La sua vena umoristica è genuina; ma nonostante l’ottimismo che fa dei suoi romanzi il monumento più tipico dell’età vittoriana, egli fu il primo romanziere che sentì la poesia di certi aspetti e ambienti torbidi e sinistri di una grande metropoli moderna.
Trama dello spettacolo e note di regia
“Se potessi fare a modo mio, ogni idiota che se ne va attorno con cotesto “allegro Natale” in bocca, avrebbe a esser bollito nella propria pentola e sotterrato con uno stecco di agrifoglio nel cuore. Sì, proprio!” (Prima strofa)
Basta questo per far nascere lo spettacolo: un ufficio spoglio e freddo con una finestra sulle strade di Londra che si prepara al Natale con canti e raccolta fondi per gli indigenti. Un avido e meschino personaggio che respinge ogni gesto di generosità o amore o amicizia anche in un giorno così speciale. Ma forse nel suo cuore si accende una scintilla alimentata dalle parole del vecchio socio morto con il cuore incatenato dall’avidità e da quelle dei Fantasmi del Passato, Presente e Futuro.
Le scene si susseguono veloci come pensieri o sogni, fino a farlo risvegliare una persona diversa e capace di rimediare agli errori fatti anche nel solo tempo che rimane.
Il Canto è un racconto fantastico ma che racchiude verità profonde: ripercorrere la propria vita, riflettere sugli errori commessi per avidità, egoismo, insensibilità, per poter diventare una persona migliore, con sé stessi e con gli altri.
“Risero alcuni di quel mutamento, ma egli li lasciava ridere e non vi badava; perché sapeva bene che molte cose buone, su questo mondo, cominciano sempre col muovere il riso in certa gente” (ultima strofa)
Ho sentito la necessità di mettere in scena una favola di rinascita morale dell’individuo, in una società come la nostra dove stiamo seppellendo l’amore verso il prossimo e mostrando i peggiori lati della nostra umanità. ll Natale era una celebrazione religiosa piuttosto severa nell’Inghilterra del 1843, quando Charles Dickens, celebre scrittore in difficoltà finanziarie e creative, scrisse il romanzo breve A Christmas Carol.
La storia del vecchio avaro Scrooge e dei tre Spiriti in una Londra fuligginosa e affollata, capace delle miserie più meschine come della più calorosa generosità, era destinata a diventare l’opera più celebre di Dickens – ma anche a forgiare una nuova immagine delle celebrazioni natalizie, fatta di legami familiari, di condivisione, di agrifogli e frutta candita, di calore umano, di gentilezza e gioia.
Dickens ha creato un Natale del cuore dalla solennità misteriosa, felice e attraente al di là del suo significato strettamente religioso, un appello universale alla fraternità e agli affetti. È questo spirito che la regia vuole restituire sulla scena in Canto di Natale, adattato e tradotto appositamente da Chiara Prezzavento.
Ebenezer Scrooge, il mite scrivano Cratchit e una piccola folla di spiriti, cantori, bambini e pessimi soggetti popolano una vivace, magica parabola moderna capace di commuovere e divertire al tempo stesso – nella migliore tradizione dickensiana.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- venerdì 20 dicembre 2024
- 20:45
di Charles Dickens
traduzione e riduzione teatrale di Chiara Prezzavento
L’Autore
Charles Dickens nasce a Landport, Portsea, nel 1812 e muore a Gadshill Rochester nel 1870.
Sin dall’infanzia, povera e dolorosa, fu a contatto con la vita del popolo londinese, che gli diede un’esperienza feconda. Dopo aver lavorato in una fabbrica di lucido da scarpe, divenne stenografo parlamentare (1828). Nel 1833 uscirono sul Monthly Magazine i primi Sketches by Boz, che contengono già tutti gli elementi caratteristici della sua ispirazione. The posthumous papers of the Pickwich Club (1837) - Il Circolo Pickwich, pubblicato a dispense mensili, come poi la maggior parte delle sue opere, gli procurò fama e fortuna immediata; i personaggi incarnavano in modo spontaneo i lati più tipici e costanti del temperamento inglese, e la tecnica era quella cara all’autore: l’improvvisazione di episodi e scene intorno a un gruppo di personaggi. Divenuto il romanziere più popolare dell’Inghilterra, fece seguire: Oliver Twist (1838); Nicholas Nickleby (1839); The old curiosity shop (1841); Barnaby Rudge (1841); A Christmas carol (1843); The Chimes (1845); The cricket on the hearth (1846); Dombey and son (1848); David Copperfield (1850); Bleak House (1853); Hard times (1854); Little Dorrit (1857); A tale of two cities (1859); Great expectations (1861); Our mutual friend (1865). Si servì della sua popolarità per svolgere una polemica umanitaria e sociale, prendendo di mira molte istituzioni, di cui diede una rappre- sentazione quasi sempre caricaturale. La sua vena umoristica è genuina; ma nonostante l’ottimismo che fa dei suoi romanzi il monumento più tipico dell’età vittoriana, egli fu il primo romanziere che sentì la poesia di certi aspetti e ambienti torbidi e sinistri di una grande metropoli moderna.
Trama dello spettacolo e note di regia
“Se potessi fare a modo mio, ogni idiota che se ne va attorno con cotesto “allegro Natale” in bocca, avrebbe a esser bollito nella propria pentola e sotterrato con uno stecco di agrifoglio nel cuore. Sì, proprio!” (Prima strofa)
Basta questo per far nascere lo spettacolo: un ufficio spoglio e freddo con una finestra sulle strade di Londra che si prepara al Natale con canti e raccolta fondi per gli indigenti. Un avido e meschino personaggio che respinge ogni gesto di generosità o amore o amicizia anche in un giorno così speciale. Ma forse nel suo cuore si accende una scintilla alimentata dalle parole del vecchio socio morto con il cuore incatenato dall’avidità e da quelle dei Fantasmi del Passato, Presente e Futuro.
Le scene si susseguono veloci come pensieri o sogni, fino a farlo risvegliare una persona diversa e capace di rimediare agli errori fatti anche nel solo tempo che rimane.
Il Canto è un racconto fantastico ma che racchiude verità profonde: ripercorrere la propria vita, riflettere sugli errori commessi per avidità, egoismo, insensibilità, per poter diventare una persona migliore, con sé stessi e con gli altri.
“Risero alcuni di quel mutamento, ma egli li lasciava ridere e non vi badava; perché sapeva bene che molte cose buone, su questo mondo, cominciano sempre col muovere il riso in certa gente” (ultima strofa)
Ho sentito la necessità di mettere in scena una favola di rinascita morale dell’individuo, in una società come la nostra dove stiamo seppellendo l’amore verso il prossimo e mostrando i peggiori lati della nostra umanità. ll Natale era una celebrazione religiosa piuttosto severa nell’Inghilterra del 1843, quando Charles Dickens, celebre scrittore in difficoltà finanziarie e creative, scrisse il romanzo breve A Christmas Carol.
La storia del vecchio avaro Scrooge e dei tre Spiriti in una Londra fuligginosa e affollata, capace delle miserie più meschine come della più calorosa generosità, era destinata a diventare l’opera più celebre di Dickens – ma anche a forgiare una nuova immagine delle celebrazioni natalizie, fatta di legami familiari, di condivisione, di agrifogli e frutta candita, di calore umano, di gentilezza e gioia.
Dickens ha creato un Natale del cuore dalla solennità misteriosa, felice e attraente al di là del suo significato strettamente religioso, un appello universale alla fraternità e agli affetti. È questo spirito che la regia vuole restituire sulla scena in Canto di Natale, adattato e tradotto appositamente da Chiara Prezzavento.
Ebenezer Scrooge, il mite scrivano Cratchit e una piccola folla di spiriti, cantori, bambini e pessimi soggetti popolano una vivace, magica parabola moderna capace di commuovere e divertire al tempo stesso – nella migliore tradizione dickensiana.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- sabato 21 dicembre 2024
- 20:45
di Charles Dickens
traduzione e riduzione teatrale di Chiara Prezzavento
L’Autore
Charles Dickens nasce a Landport, Portsea, nel 1812 e muore a Gadshill Rochester nel 1870.
Sin dall’infanzia, povera e dolorosa, fu a contatto con la vita del popolo londinese, che gli diede un’esperienza feconda. Dopo aver lavorato in una fabbrica di lucido da scarpe, divenne stenografo parlamentare (1828). Nel 1833 uscirono sul Monthly Magazine i primi Sketches by Boz, che contengono già tutti gli elementi caratteristici della sua ispirazione. The posthumous papers of the Pickwich Club (1837) - Il Circolo Pickwich, pubblicato a dispense mensili, come poi la maggior parte delle sue opere, gli procurò fama e fortuna immediata; i personaggi incarnavano in modo spontaneo i lati più tipici e costanti del temperamento inglese, e la tecnica era quella cara all’autore: l’improvvisazione di episodi e scene intorno a un gruppo di personaggi. Divenuto il romanziere più popolare dell’Inghilterra, fece seguire: Oliver Twist (1838); Nicholas Nickleby (1839); The old curiosity shop (1841); Barnaby Rudge (1841); A Christmas carol (1843); The Chimes (1845); The cricket on the hearth (1846); Dombey and son (1848); David Copperfield (1850); Bleak House (1853); Hard times (1854); Little Dorrit (1857); A tale of two cities (1859); Great expectations (1861); Our mutual friend (1865). Si servì della sua popolarità per svolgere una polemica umanitaria e sociale, prendendo di mira molte istituzioni, di cui diede una rappre- sentazione quasi sempre caricaturale. La sua vena umoristica è genuina; ma nonostante l’ottimismo che fa dei suoi romanzi il monumento più tipico dell’età vittoriana, egli fu il primo romanziere che sentì la poesia di certi aspetti e ambienti torbidi e sinistri di una grande metropoli moderna.
Trama dello spettacolo e note di regia
“Se potessi fare a modo mio, ogni idiota che se ne va attorno con cotesto “allegro Natale” in bocca, avrebbe a esser bollito nella propria pentola e sotterrato con uno stecco di agrifoglio nel cuore. Sì, proprio!” (Prima strofa)
Basta questo per far nascere lo spettacolo: un ufficio spoglio e freddo con una finestra sulle strade di Londra che si prepara al Natale con canti e raccolta fondi per gli indigenti. Un avido e meschino personaggio che respinge ogni gesto di generosità o amore o amicizia anche in un giorno così speciale. Ma forse nel suo cuore si accende una scintilla alimentata dalle parole del vecchio socio morto con il cuore incatenato dall’avidità e da quelle dei Fantasmi del Passato, Presente e Futuro.
Le scene si susseguono veloci come pensieri o sogni, fino a farlo risvegliare una persona diversa e capace di rimediare agli errori fatti anche nel solo tempo che rimane.
Il Canto è un racconto fantastico ma che racchiude verità profonde: ripercorrere la propria vita, riflettere sugli errori commessi per avidità, egoismo, insensibilità, per poter diventare una persona migliore, con sé stessi e con gli altri.
“Risero alcuni di quel mutamento, ma egli li lasciava ridere e non vi badava; perché sapeva bene che molte cose buone, su questo mondo, cominciano sempre col muovere il riso in certa gente” (ultima strofa)
Ho sentito la necessità di mettere in scena una favola di rinascita morale dell’individuo, in una società come la nostra dove stiamo seppellendo l’amore verso il prossimo e mostrando i peggiori lati della nostra umanità. ll Natale era una celebrazione religiosa piuttosto severa nell’Inghilterra del 1843, quando Charles Dickens, celebre scrittore in difficoltà finanziarie e creative, scrisse il romanzo breve A Christmas Carol.
La storia del vecchio avaro Scrooge e dei tre Spiriti in una Londra fuligginosa e affollata, capace delle miserie più meschine come della più calorosa generosità, era destinata a diventare l’opera più celebre di Dickens – ma anche a forgiare una nuova immagine delle celebrazioni natalizie, fatta di legami familiari, di condivisione, di agrifogli e frutta candita, di calore umano, di gentilezza e gioia.
Dickens ha creato un Natale del cuore dalla solennità misteriosa, felice e attraente al di là del suo significato strettamente religioso, un appello universale alla fraternità e agli affetti. È questo spirito che la regia vuole restituire sulla scena in Canto di Natale, adattato e tradotto appositamente da Chiara Prezzavento.
Ebenezer Scrooge, il mite scrivano Cratchit e una piccola folla di spiriti, cantori, bambini e pessimi soggetti popolano una vivace, magica parabola moderna capace di commuovere e divertire al tempo stesso – nella migliore tradizione dickensiana.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- domenica 22 dicembre 2024
- 16:00
di Charles Dickens
traduzione e riduzione teatrale di Chiara Prezzavento
L’Autore
Charles Dickens nasce a Landport, Portsea, nel 1812 e muore a Gadshill Rochester nel 1870.
Sin dall’infanzia, povera e dolorosa, fu a contatto con la vita del popolo londinese, che gli diede un’esperienza feconda. Dopo aver lavorato in una fabbrica di lucido da scarpe, divenne stenografo parlamentare (1828). Nel 1833 uscirono sul Monthly Magazine i primi Sketches by Boz, che contengono già tutti gli elementi caratteristici della sua ispirazione. The posthumous papers of the Pickwich Club (1837) - Il Circolo Pickwich, pubblicato a dispense mensili, come poi la maggior parte delle sue opere, gli procurò fama e fortuna immediata; i personaggi incarnavano in modo spontaneo i lati più tipici e costanti del temperamento inglese, e la tecnica era quella cara all’autore: l’improvvisazione di episodi e scene intorno a un gruppo di personaggi. Divenuto il romanziere più popolare dell’Inghilterra, fece seguire: Oliver Twist (1838); Nicholas Nickleby (1839); The old curiosity shop (1841); Barnaby Rudge (1841); A Christmas carol (1843); The Chimes (1845); The cricket on the hearth (1846); Dombey and son (1848); David Copperfield (1850); Bleak House (1853); Hard times (1854); Little Dorrit (1857); A tale of two cities (1859); Great expectations (1861); Our mutual friend (1865). Si servì della sua popolarità per svolgere una polemica umanitaria e sociale, prendendo di mira molte istituzioni, di cui diede una rappre- sentazione quasi sempre caricaturale. La sua vena umoristica è genuina; ma nonostante l’ottimismo che fa dei suoi romanzi il monumento più tipico dell’età vittoriana, egli fu il primo romanziere che sentì la poesia di certi aspetti e ambienti torbidi e sinistri di una grande metropoli moderna.
Trama dello spettacolo e note di regia
“Se potessi fare a modo mio, ogni idiota che se ne va attorno con cotesto “allegro Natale” in bocca, avrebbe a esser bollito nella propria pentola e sotterrato con uno stecco di agrifoglio nel cuore. Sì, proprio!” (Prima strofa)
Basta questo per far nascere lo spettacolo: un ufficio spoglio e freddo con una finestra sulle strade di Londra che si prepara al Natale con canti e raccolta fondi per gli indigenti. Un avido e meschino personaggio che respinge ogni gesto di generosità o amore o amicizia anche in un giorno così speciale. Ma forse nel suo cuore si accende una scintilla alimentata dalle parole del vecchio socio morto con il cuore incatenato dall’avidità e da quelle dei Fantasmi del Passato, Presente e Futuro.
Le scene si susseguono veloci come pensieri o sogni, fino a farlo risvegliare una persona diversa e capace di rimediare agli errori fatti anche nel solo tempo che rimane.
Il Canto è un racconto fantastico ma che racchiude verità profonde: ripercorrere la propria vita, riflettere sugli errori commessi per avidità, egoismo, insensibilità, per poter diventare una persona migliore, con sé stessi e con gli altri.
“Risero alcuni di quel mutamento, ma egli li lasciava ridere e non vi badava; perché sapeva bene che molte cose buone, su questo mondo, cominciano sempre col muovere il riso in certa gente” (ultima strofa)
Ho sentito la necessità di mettere in scena una favola di rinascita morale dell’individuo, in una società come la nostra dove stiamo seppellendo l’amore verso il prossimo e mostrando i peggiori lati della nostra umanità. ll Natale era una celebrazione religiosa piuttosto severa nell’Inghilterra del 1843, quando Charles Dickens, celebre scrittore in difficoltà finanziarie e creative, scrisse il romanzo breve A Christmas Carol.
La storia del vecchio avaro Scrooge e dei tre Spiriti in una Londra fuligginosa e affollata, capace delle miserie più meschine come della più calorosa generosità, era destinata a diventare l’opera più celebre di Dickens – ma anche a forgiare una nuova immagine delle celebrazioni natalizie, fatta di legami familiari, di condivisione, di agrifogli e frutta candita, di calore umano, di gentilezza e gioia.
Dickens ha creato un Natale del cuore dalla solennità misteriosa, felice e attraente al di là del suo significato strettamente religioso, un appello universale alla fraternità e agli affetti. È questo spirito che la regia vuole restituire sulla scena in Canto di Natale, adattato e tradotto appositamente da Chiara Prezzavento.
Ebenezer Scrooge, il mite scrivano Cratchit e una piccola folla di spiriti, cantori, bambini e pessimi soggetti popolano una vivace, magica parabola moderna capace di commuovere e divertire al tempo stesso – nella migliore tradizione dickensiana.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- lunedì 30 dicembre 2024
- 20:45
elaborazione, riduzione teatrale e regia di Maria Grazia Bettini, Chiara Prezzavento e Mario Zolin
Oh, il matrimonio! Croce e delizia, passione, bisticci, affetto e irritanti compromessi… Eppure, come farne a meno – soprattutto quando lo sposo e duecentoventisei invitati aspettano impazienti al piano di sotto, e la sposa si scopre riluttante? E allora la madre cerca di convincerla, con l’aiuto (talora dubbio) di un carosello di scene classiche e moderne in cui autori diversissimi ridono e sorridono sull’annosa questione: ma insomma, come funziona il matrimonio?
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- martedì 31 dicembre 2024
- 20:45
elaborazione, riduzione teatrale e regia di Maria Grazia Bettini, Chiara Prezzavento e Mario Zolin
Costo del biglietto:
- POLTRONA NUMERATA € 25,00
- SEDIA NUMERATA € 20,00
Oh, il matrimonio! Croce e delizia, passione, bisticci, affetto e irritanti compromessi… Eppure, come farne a meno – soprattutto quando lo sposo e duecentoventisei invitati aspettano impazienti al piano di sotto, e la sposa si scopre riluttante? E allora la madre cerca di convincerla, con l’aiuto (talora dubbio) di un carosello di scene classiche e moderne in cui autori diversissimi ridono e sorridono sull’annosa questione: ma insomma, come funziona il matrimonio?
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- sabato 11 gennaio 2025
- 20:45
di Kate Moira Ryan
Regia di Maria Grazia Bettini
Il Tempo: 1942.
Il Luogo: la gabbia delle scimmie del Jardin d’Acclimatation al Bois de Boulogne di Parigi.
1942, le ultime donne americane rimaste a Parigi vengono rastrellate dalla Gestapo e rinchiuse nella gabbia delle scimmie del Jardin d’Acclimatation al Bois de Boulogne. Ancor prima delle scimmie, agli inizi del novecento, le gabbie servivano ad ospitare uno zoo umano: bantù, ottentotti, indiani…
E questa è una storia vera, così come sono reali i nomi di alcuni personaggi: Noel Haskins Murphy, Drue Leyton (ex stella di film americani di serie B), Sylvia Beach (proprietaria della Libreria Shakespeare & Co di Parigi, la prima a pubblicare l’Ulisse di Joyce), e Fern Bedaux (una donna introdotta nella migliore società, amica di Wally Simpson e moglie di un collaborazionista).
Ad esse si aggiungono due personaggi di fantasia: un giovane nazista che le donne chiamano Parsifal, tedesco ma cresciuto in America, con una forte vena di sadismo, e Marcelle, una giovane ebrea francese, ma americana per parte di padre, che viene gettata nella gabbia assieme a loro: quanto saranno disposte a rischiare per salvarla da morte certa? E fino a che punto riusciranno a spingersi per salvare se stesse?
L’Autrice
Kate Moira Ryan ha preso il suo diploma post-universitario in Drammaturgia alla Columbia University e ha iniziato la sua carriera al Young Playwright’s Festival. Insegna alla Einhorn School of the Arts/Primary Stages e tiene un corso di Master Class al New York Theatre Workshop. Da poco ha preso anche l’abilitazione per insegnare Teatro nei licei.
Nel 1985 ha vinto il Young Playwrights Festival. Da allora ha ricevuto numerosi riconoscimenti e borse di studio, da parte di varie organizzazioni, quali: la New York Foundation for the Arts, la Sumner Locke Elliott Exchange, la New Dramatists, la Sumner Locke Elliott Fellowship, la Australian National Playwrights Conference, e la Van Lier Fellowship per due anni da parte di The Women’s Project and Productions, Yaddo, MacDowell, Edward Albee e the Helene Wurlitzer Foundations, il Sundance Institute, il Trust for Mutual Understanding (Russia), Il Center for International Theatre (Russia).
Ha ricevuto anche la Brook Atkinson/Max Weitzenhoffer Fellowship del Royal National Theater di Londra. E’ stata finalista al Susan Blackburn Prize, ed ha vinto il Joseph A. Calloway Award.
La Regia
Dopo il successo di “Destinatario sconosciuto”, di K.K.Taylor, messo in scena in molti teatri e scuole dalla Campogalliani, ho scelto di presentare sotto forma di reading questo testo, mai rappresentato in Italia, per il giorno della Memoria, per raccontare una storia a latere dei campi di concentramento, ma sempre molto significativa della barbarie nazista.
E’ un’opera che mostra quanto cambino facilmente le persone a seconda del contesto in cui si trovano, soprattutto in un clima di violenza e paura, con un finale sorprendente.
Questo reading diventerà una vera e propria rappresentazione teatrale, che verrà messa in scena l’anno prossimo al teatrino D’Arco.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- domenica 12 gennaio 2025
- 16:00
di Kate Moira Ryan
Regia di Maria Grazia Bettini
Il Tempo: 1942.
Il Luogo: la gabbia delle scimmie del Jardin d’Acclimatation al Bois de Boulogne di Parigi.
1942, le ultime donne americane rimaste a Parigi vengono rastrellate dalla Gestapo e rinchiuse nella gabbia delle scimmie del Jardin d’Acclimatation al Bois de Boulogne. Ancor prima delle scimmie, agli inizi del novecento, le gabbie servivano ad ospitare uno zoo umano: bantù, ottentotti, indiani…
E questa è una storia vera, così come sono reali i nomi di alcuni personaggi: Noel Haskins Murphy, Drue Leyton (ex stella di film americani di serie B), Sylvia Beach (proprietaria della Libreria Shakespeare & Co di Parigi, la prima a pubblicare l’Ulisse di Joyce), e Fern Bedaux (una donna introdotta nella migliore società, amica di Wally Simpson e moglie di un collaborazionista).
Ad esse si aggiungono due personaggi di fantasia: un giovane nazista che le donne chiamano Parsifal, tedesco ma cresciuto in America, con una forte vena di sadismo, e Marcelle, una giovane ebrea francese, ma americana per parte di padre, che viene gettata nella gabbia assieme a loro: quanto saranno disposte a rischiare per salvarla da morte certa? E fino a che punto riusciranno a spingersi per salvare se stesse?
L’Autrice
Kate Moira Ryan ha preso il suo diploma post-universitario in Drammaturgia alla Columbia University e ha iniziato la sua carriera al Young Playwright’s Festival. Insegna alla Einhorn School of the Arts/Primary Stages e tiene un corso di Master Class al New York Theatre Workshop. Da poco ha preso anche l’abilitazione per insegnare Teatro nei licei.
Nel 1985 ha vinto il Young Playwrights Festival. Da allora ha ricevuto numerosi riconoscimenti e borse di studio, da parte di varie organizzazioni, quali: la New York Foundation for the Arts, la Sumner Locke Elliott Exchange, la New Dramatists, la Sumner Locke Elliott Fellowship, la Australian National Playwrights Conference, e la Van Lier Fellowship per due anni da parte di The Women’s Project and Productions, Yaddo, MacDowell, Edward Albee e the Helene Wurlitzer Foundations, il Sundance Institute, il Trust for Mutual Understanding (Russia), Il Center for International Theatre (Russia).
Ha ricevuto anche la Brook Atkinson/Max Weitzenhoffer Fellowship del Royal National Theater di Londra. E’ stata finalista al Susan Blackburn Prize, ed ha vinto il Joseph A. Calloway Award.
La Regia
Dopo il successo di “Destinatario sconosciuto”, di K.K.Taylor, messo in scena in molti teatri e scuole dalla Campogalliani, ho scelto di presentare sotto forma di reading questo testo, mai rappresentato in Italia, per il giorno della Memoria, per raccontare una storia a latere dei campi di concentramento, ma sempre molto significativa della barbarie nazista.
E’ un’opera che mostra quanto cambino facilmente le persone a seconda del contesto in cui si trovano, soprattutto in un clima di violenza e paura, con un finale sorprendente.
Questo reading diventerà una vera e propria rappresentazione teatrale, che verrà messa in scena l’anno prossimo al teatrino D’Arco.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- venerdì 17 gennaio 2025
- 20:45
di Kate Moira Ryan
Regia di Maria Grazia Bettini
Il Tempo: 1942.
Il Luogo: la gabbia delle scimmie del Jardin d’Acclimatation al Bois de Boulogne di Parigi.
1942, le ultime donne americane rimaste a Parigi vengono rastrellate dalla Gestapo e rinchiuse nella gabbia delle scimmie del Jardin d’Acclimatation al Bois de Boulogne. Ancor prima delle scimmie, agli inizi del novecento, le gabbie servivano ad ospitare uno zoo umano: bantù, ottentotti, indiani…
E questa è una storia vera, così come sono reali i nomi di alcuni personaggi: Noel Haskins Murphy, Drue Leyton (ex stella di film americani di serie B), Sylvia Beach (proprietaria della Libreria Shakespeare & Co di Parigi, la prima a pubblicare l’Ulisse di Joyce), e Fern Bedaux (una donna introdotta nella migliore società, amica di Wally Simpson e moglie di un collaborazionista).
Ad esse si aggiungono due personaggi di fantasia: un giovane nazista che le donne chiamano Parsifal, tedesco ma cresciuto in America, con una forte vena di sadismo, e Marcelle, una giovane ebrea francese, ma americana per parte di padre, che viene gettata nella gabbia assieme a loro: quanto saranno disposte a rischiare per salvarla da morte certa? E fino a che punto riusciranno a spingersi per salvare se stesse?
L’Autrice
Kate Moira Ryan ha preso il suo diploma post-universitario in Drammaturgia alla Columbia University e ha iniziato la sua carriera al Young Playwright’s Festival. Insegna alla Einhorn School of the Arts/Primary Stages e tiene un corso di Master Class al New York Theatre Workshop. Da poco ha preso anche l’abilitazione per insegnare Teatro nei licei.
Nel 1985 ha vinto il Young Playwrights Festival. Da allora ha ricevuto numerosi riconoscimenti e borse di studio, da parte di varie organizzazioni, quali: la New York Foundation for the Arts, la Sumner Locke Elliott Exchange, la New Dramatists, la Sumner Locke Elliott Fellowship, la Australian National Playwrights Conference, e la Van Lier Fellowship per due anni da parte di The Women’s Project and Productions, Yaddo, MacDowell, Edward Albee e the Helene Wurlitzer Foundations, il Sundance Institute, il Trust for Mutual Understanding (Russia), Il Center for International Theatre (Russia).
Ha ricevuto anche la Brook Atkinson/Max Weitzenhoffer Fellowship del Royal National Theater di Londra. E’ stata finalista al Susan Blackburn Prize, ed ha vinto il Joseph A. Calloway Award.
La Regia
Dopo il successo di “Destinatario sconosciuto”, di K.K.Taylor, messo in scena in molti teatri e scuole dalla Campogalliani, ho scelto di presentare sotto forma di reading questo testo, mai rappresentato in Italia, per il giorno della Memoria, per raccontare una storia a latere dei campi di concentramento, ma sempre molto significativa della barbarie nazista.
E’ un’opera che mostra quanto cambino facilmente le persone a seconda del contesto in cui si trovano, soprattutto in un clima di violenza e paura, con un finale sorprendente.
Questo reading diventerà una vera e propria rappresentazione teatrale, che verrà messa in scena l’anno prossimo al teatrino D’Arco.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- sabato 18 gennaio 2025
- 20:45
di Kate Moira Ryan
Regia di Maria Grazia Bettini
Il Tempo: 1942.
Il Luogo: la gabbia delle scimmie del Jardin d’Acclimatation al Bois de Boulogne di Parigi.
1942, le ultime donne americane rimaste a Parigi vengono rastrellate dalla Gestapo e rinchiuse nella gabbia delle scimmie del Jardin d’Acclimatation al Bois de Boulogne. Ancor prima delle scimmie, agli inizi del novecento, le gabbie servivano ad ospitare uno zoo umano: bantù, ottentotti, indiani…
E questa è una storia vera, così come sono reali i nomi di alcuni personaggi: Noel Haskins Murphy, Drue Leyton (ex stella di film americani di serie B), Sylvia Beach (proprietaria della Libreria Shakespeare & Co di Parigi, la prima a pubblicare l’Ulisse di Joyce), e Fern Bedaux (una donna introdotta nella migliore società, amica di Wally Simpson e moglie di un collaborazionista).
Ad esse si aggiungono due personaggi di fantasia: un giovane nazista che le donne chiamano Parsifal, tedesco ma cresciuto in America, con una forte vena di sadismo, e Marcelle, una giovane ebrea francese, ma americana per parte di padre, che viene gettata nella gabbia assieme a loro: quanto saranno disposte a rischiare per salvarla da morte certa? E fino a che punto riusciranno a spingersi per salvare se stesse?
L’Autrice
Kate Moira Ryan ha preso il suo diploma post-universitario in Drammaturgia alla Columbia University e ha iniziato la sua carriera al Young Playwright’s Festival. Insegna alla Einhorn School of the Arts/Primary Stages e tiene un corso di Master Class al New York Theatre Workshop. Da poco ha preso anche l’abilitazione per insegnare Teatro nei licei.
Nel 1985 ha vinto il Young Playwrights Festival. Da allora ha ricevuto numerosi riconoscimenti e borse di studio, da parte di varie organizzazioni, quali: la New York Foundation for the Arts, la Sumner Locke Elliott Exchange, la New Dramatists, la Sumner Locke Elliott Fellowship, la Australian National Playwrights Conference, e la Van Lier Fellowship per due anni da parte di The Women’s Project and Productions, Yaddo, MacDowell, Edward Albee e the Helene Wurlitzer Foundations, il Sundance Institute, il Trust for Mutual Understanding (Russia), Il Center for International Theatre (Russia).
Ha ricevuto anche la Brook Atkinson/Max Weitzenhoffer Fellowship del Royal National Theater di Londra. E’ stata finalista al Susan Blackburn Prize, ed ha vinto il Joseph A. Calloway Award.
La Regia
Dopo il successo di “Destinatario sconosciuto”, di K.K.Taylor, messo in scena in molti teatri e scuole dalla Campogalliani, ho scelto di presentare sotto forma di reading questo testo, mai rappresentato in Italia, per il giorno della Memoria, per raccontare una storia a latere dei campi di concentramento, ma sempre molto significativa della barbarie nazista.
E’ un’opera che mostra quanto cambino facilmente le persone a seconda del contesto in cui si trovano, soprattutto in un clima di violenza e paura, con un finale sorprendente.
Questo reading diventerà una vera e propria rappresentazione teatrale, che verrà messa in scena l’anno prossimo al teatrino D’Arco.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- domenica 19 gennaio 2025
- 16:00
di Kate Moira Ryan
Regia di Maria Grazia Bettini
Il Tempo: 1942.
Il Luogo: la gabbia delle scimmie del Jardin d’Acclimatation al Bois de Boulogne di Parigi.
1942, le ultime donne americane rimaste a Parigi vengono rastrellate dalla Gestapo e rinchiuse nella gabbia delle scimmie del Jardin d’Acclimatation al Bois de Boulogne. Ancor prima delle scimmie, agli inizi del novecento, le gabbie servivano ad ospitare uno zoo umano: bantù, ottentotti, indiani…
E questa è una storia vera, così come sono reali i nomi di alcuni personaggi: Noel Haskins Murphy, Drue Leyton (ex stella di film americani di serie B), Sylvia Beach (proprietaria della Libreria Shakespeare & Co di Parigi, la prima a pubblicare l’Ulisse di Joyce), e Fern Bedaux (una donna introdotta nella migliore società, amica di Wally Simpson e moglie di un collaborazionista).
Ad esse si aggiungono due personaggi di fantasia: un giovane nazista che le donne chiamano Parsifal, tedesco ma cresciuto in America, con una forte vena di sadismo, e Marcelle, una giovane ebrea francese, ma americana per parte di padre, che viene gettata nella gabbia assieme a loro: quanto saranno disposte a rischiare per salvarla da morte certa? E fino a che punto riusciranno a spingersi per salvare se stesse?
L’Autrice
Kate Moira Ryan ha preso il suo diploma post-universitario in Drammaturgia alla Columbia University e ha iniziato la sua carriera al Young Playwright’s Festival. Insegna alla Einhorn School of the Arts/Primary Stages e tiene un corso di Master Class al New York Theatre Workshop. Da poco ha preso anche l’abilitazione per insegnare Teatro nei licei.
Nel 1985 ha vinto il Young Playwrights Festival. Da allora ha ricevuto numerosi riconoscimenti e borse di studio, da parte di varie organizzazioni, quali: la New York Foundation for the Arts, la Sumner Locke Elliott Exchange, la New Dramatists, la Sumner Locke Elliott Fellowship, la Australian National Playwrights Conference, e la Van Lier Fellowship per due anni da parte di The Women’s Project and Productions, Yaddo, MacDowell, Edward Albee e the Helene Wurlitzer Foundations, il Sundance Institute, il Trust for Mutual Understanding (Russia), Il Center for International Theatre (Russia).
Ha ricevuto anche la Brook Atkinson/Max Weitzenhoffer Fellowship del Royal National Theater di Londra. E’ stata finalista al Susan Blackburn Prize, ed ha vinto il Joseph A. Calloway Award.
La Regia
Dopo il successo di “Destinatario sconosciuto”, di K.K.Taylor, messo in scena in molti teatri e scuole dalla Campogalliani, ho scelto di presentare sotto forma di reading questo testo, mai rappresentato in Italia, per il giorno della Memoria, per raccontare una storia a latere dei campi di concentramento, ma sempre molto significativa della barbarie nazista.
E’ un’opera che mostra quanto cambino facilmente le persone a seconda del contesto in cui si trovano, soprattutto in un clima di violenza e paura, con un finale sorprendente.
Questo reading diventerà una vera e propria rappresentazione teatrale, che verrà messa in scena l’anno prossimo al teatrino D’Arco.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- venerdì 24 gennaio 2025
- 20:45
di Kate Moira Ryan
Regia di Maria Grazia Bettini
Il Tempo: 1942.
Il Luogo: la gabbia delle scimmie del Jardin d’Acclimatation al Bois de Boulogne di Parigi.
1942, le ultime donne americane rimaste a Parigi vengono rastrellate dalla Gestapo e rinchiuse nella gabbia delle scimmie del Jardin d’Acclimatation al Bois de Boulogne. Ancor prima delle scimmie, agli inizi del novecento, le gabbie servivano ad ospitare uno zoo umano: bantù, ottentotti, indiani…
E questa è una storia vera, così come sono reali i nomi di alcuni personaggi: Noel Haskins Murphy, Drue Leyton (ex stella di film americani di serie B), Sylvia Beach (proprietaria della Libreria Shakespeare & Co di Parigi, la prima a pubblicare l’Ulisse di Joyce), e Fern Bedaux (una donna introdotta nella migliore società, amica di Wally Simpson e moglie di un collaborazionista).
Ad esse si aggiungono due personaggi di fantasia: un giovane nazista che le donne chiamano Parsifal, tedesco ma cresciuto in America, con una forte vena di sadismo, e Marcelle, una giovane ebrea francese, ma americana per parte di padre, che viene gettata nella gabbia assieme a loro: quanto saranno disposte a rischiare per salvarla da morte certa? E fino a che punto riusciranno a spingersi per salvare se stesse?
L’Autrice
Kate Moira Ryan ha preso il suo diploma post-universitario in Drammaturgia alla Columbia University e ha iniziato la sua carriera al Young Playwright’s Festival. Insegna alla Einhorn School of the Arts/Primary Stages e tiene un corso di Master Class al New York Theatre Workshop. Da poco ha preso anche l’abilitazione per insegnare Teatro nei licei.
Nel 1985 ha vinto il Young Playwrights Festival. Da allora ha ricevuto numerosi riconoscimenti e borse di studio, da parte di varie organizzazioni, quali: la New York Foundation for the Arts, la Sumner Locke Elliott Exchange, la New Dramatists, la Sumner Locke Elliott Fellowship, la Australian National Playwrights Conference, e la Van Lier Fellowship per due anni da parte di The Women’s Project and Productions, Yaddo, MacDowell, Edward Albee e the Helene Wurlitzer Foundations, il Sundance Institute, il Trust for Mutual Understanding (Russia), Il Center for International Theatre (Russia).
Ha ricevuto anche la Brook Atkinson/Max Weitzenhoffer Fellowship del Royal National Theater di Londra. E’ stata finalista al Susan Blackburn Prize, ed ha vinto il Joseph A. Calloway Award.
La Regia
Dopo il successo di “Destinatario sconosciuto”, di K.K.Taylor, messo in scena in molti teatri e scuole dalla Campogalliani, ho scelto di presentare sotto forma di reading questo testo, mai rappresentato in Italia, per il giorno della Memoria, per raccontare una storia a latere dei campi di concentramento, ma sempre molto significativa della barbarie nazista.
E’ un’opera che mostra quanto cambino facilmente le persone a seconda del contesto in cui si trovano, soprattutto in un clima di violenza e paura, con un finale sorprendente.
Questo reading diventerà una vera e propria rappresentazione teatrale, che verrà messa in scena l’anno prossimo al teatrino D’Arco.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- sabato 25 gennaio 2025
- 20:45
di Kate Moira Ryan
Regia di Maria Grazia Bettini
Il Tempo: 1942.
Il Luogo: la gabbia delle scimmie del Jardin d’Acclimatation al Bois de Boulogne di Parigi.
1942, le ultime donne americane rimaste a Parigi vengono rastrellate dalla Gestapo e rinchiuse nella gabbia delle scimmie del Jardin d’Acclimatation al Bois de Boulogne. Ancor prima delle scimmie, agli inizi del novecento, le gabbie servivano ad ospitare uno zoo umano: bantù, ottentotti, indiani…
E questa è una storia vera, così come sono reali i nomi di alcuni personaggi: Noel Haskins Murphy, Drue Leyton (ex stella di film americani di serie B), Sylvia Beach (proprietaria della Libreria Shakespeare & Co di Parigi, la prima a pubblicare l’Ulisse di Joyce), e Fern Bedaux (una donna introdotta nella migliore società, amica di Wally Simpson e moglie di un collaborazionista).
Ad esse si aggiungono due personaggi di fantasia: un giovane nazista che le donne chiamano Parsifal, tedesco ma cresciuto in America, con una forte vena di sadismo, e Marcelle, una giovane ebrea francese, ma americana per parte di padre, che viene gettata nella gabbia assieme a loro: quanto saranno disposte a rischiare per salvarla da morte certa? E fino a che punto riusciranno a spingersi per salvare se stesse?
L’Autrice
Kate Moira Ryan ha preso il suo diploma post-universitario in Drammaturgia alla Columbia University e ha iniziato la sua carriera al Young Playwright’s Festival. Insegna alla Einhorn School of the Arts/Primary Stages e tiene un corso di Master Class al New York Theatre Workshop. Da poco ha preso anche l’abilitazione per insegnare Teatro nei licei.
Nel 1985 ha vinto il Young Playwrights Festival. Da allora ha ricevuto numerosi riconoscimenti e borse di studio, da parte di varie organizzazioni, quali: la New York Foundation for the Arts, la Sumner Locke Elliott Exchange, la New Dramatists, la Sumner Locke Elliott Fellowship, la Australian National Playwrights Conference, e la Van Lier Fellowship per due anni da parte di The Women’s Project and Productions, Yaddo, MacDowell, Edward Albee e the Helene Wurlitzer Foundations, il Sundance Institute, il Trust for Mutual Understanding (Russia), Il Center for International Theatre (Russia).
Ha ricevuto anche la Brook Atkinson/Max Weitzenhoffer Fellowship del Royal National Theater di Londra. E’ stata finalista al Susan Blackburn Prize, ed ha vinto il Joseph A. Calloway Award.
La Regia
Dopo il successo di “Destinatario sconosciuto”, di K.K.Taylor, messo in scena in molti teatri e scuole dalla Campogalliani, ho scelto di presentare sotto forma di reading questo testo, mai rappresentato in Italia, per il giorno della Memoria, per raccontare una storia a latere dei campi di concentramento, ma sempre molto significativa della barbarie nazista.
E’ un’opera che mostra quanto cambino facilmente le persone a seconda del contesto in cui si trovano, soprattutto in un clima di violenza e paura, con un finale sorprendente.
Questo reading diventerà una vera e propria rappresentazione teatrale, che verrà messa in scena l’anno prossimo al teatrino D’Arco.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- domenica 26 gennaio 2025
- 16:00
di Kate Moira Ryan
Regia di Maria Grazia Bettini
Il Tempo: 1942.
Il Luogo: la gabbia delle scimmie del Jardin d’Acclimatation al Bois de Boulogne di Parigi.
1942, le ultime donne americane rimaste a Parigi vengono rastrellate dalla Gestapo e rinchiuse nella gabbia delle scimmie del Jardin d’Acclimatation al Bois de Boulogne. Ancor prima delle scimmie, agli inizi del novecento, le gabbie servivano ad ospitare uno zoo umano: bantù, ottentotti, indiani…
E questa è una storia vera, così come sono reali i nomi di alcuni personaggi: Noel Haskins Murphy, Drue Leyton (ex stella di film americani di serie B), Sylvia Beach (proprietaria della Libreria Shakespeare & Co di Parigi, la prima a pubblicare l’Ulisse di Joyce), e Fern Bedaux (una donna introdotta nella migliore società, amica di Wally Simpson e moglie di un collaborazionista).
Ad esse si aggiungono due personaggi di fantasia: un giovane nazista che le donne chiamano Parsifal, tedesco ma cresciuto in America, con una forte vena di sadismo, e Marcelle, una giovane ebrea francese, ma americana per parte di padre, che viene gettata nella gabbia assieme a loro: quanto saranno disposte a rischiare per salvarla da morte certa? E fino a che punto riusciranno a spingersi per salvare se stesse?
L’Autrice
Kate Moira Ryan ha preso il suo diploma post-universitario in Drammaturgia alla Columbia University e ha iniziato la sua carriera al Young Playwright’s Festival. Insegna alla Einhorn School of the Arts/Primary Stages e tiene un corso di Master Class al New York Theatre Workshop. Da poco ha preso anche l’abilitazione per insegnare Teatro nei licei.
Nel 1985 ha vinto il Young Playwrights Festival. Da allora ha ricevuto numerosi riconoscimenti e borse di studio, da parte di varie organizzazioni, quali: la New York Foundation for the Arts, la Sumner Locke Elliott Exchange, la New Dramatists, la Sumner Locke Elliott Fellowship, la Australian National Playwrights Conference, e la Van Lier Fellowship per due anni da parte di The Women’s Project and Productions, Yaddo, MacDowell, Edward Albee e the Helene Wurlitzer Foundations, il Sundance Institute, il Trust for Mutual Understanding (Russia), Il Center for International Theatre (Russia).
Ha ricevuto anche la Brook Atkinson/Max Weitzenhoffer Fellowship del Royal National Theater di Londra. E’ stata finalista al Susan Blackburn Prize, ed ha vinto il Joseph A. Calloway Award.
La Regia
Dopo il successo di “Destinatario sconosciuto”, di K.K.Taylor, messo in scena in molti teatri e scuole dalla Campogalliani, ho scelto di presentare sotto forma di reading questo testo, mai rappresentato in Italia, per il giorno della Memoria, per raccontare una storia a latere dei campi di concentramento, ma sempre molto significativa della barbarie nazista.
E’ un’opera che mostra quanto cambino facilmente le persone a seconda del contesto in cui si trovano, soprattutto in un clima di violenza e paura, con un finale sorprendente.
Questo reading diventerà una vera e propria rappresentazione teatrale, che verrà messa in scena l’anno prossimo al teatrino D’Arco.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- lunedì 27 gennaio 2025
- 20:45
di Kate Moira Ryan
Regia di Maria Grazia Bettini
Il Tempo: 1942.
Il Luogo: la gabbia delle scimmie del Jardin d’Acclimatation al Bois de Boulogne di Parigi.
1942, le ultime donne americane rimaste a Parigi vengono rastrellate dalla Gestapo e rinchiuse nella gabbia delle scimmie del Jardin d’Acclimatation al Bois de Boulogne. Ancor prima delle scimmie, agli inizi del novecento, le gabbie servivano ad ospitare uno zoo umano: bantù, ottentotti, indiani…
E questa è una storia vera, così come sono reali i nomi di alcuni personaggi: Noel Haskins Murphy, Drue Leyton (ex stella di film americani di serie B), Sylvia Beach (proprietaria della Libreria Shakespeare & Co di Parigi, la prima a pubblicare l’Ulisse di Joyce), e Fern Bedaux (una donna introdotta nella migliore società, amica di Wally Simpson e moglie di un collaborazionista).
Ad esse si aggiungono due personaggi di fantasia: un giovane nazista che le donne chiamano Parsifal, tedesco ma cresciuto in America, con una forte vena di sadismo, e Marcelle, una giovane ebrea francese, ma americana per parte di padre, che viene gettata nella gabbia assieme a loro: quanto saranno disposte a rischiare per salvarla da morte certa? E fino a che punto riusciranno a spingersi per salvare se stesse?
L’Autrice
Kate Moira Ryan ha preso il suo diploma post-universitario in Drammaturgia alla Columbia University e ha iniziato la sua carriera al Young Playwright’s Festival. Insegna alla Einhorn School of the Arts/Primary Stages e tiene un corso di Master Class al New York Theatre Workshop. Da poco ha preso anche l’abilitazione per insegnare Teatro nei licei.
Nel 1985 ha vinto il Young Playwrights Festival. Da allora ha ricevuto numerosi riconoscimenti e borse di studio, da parte di varie organizzazioni, quali: la New York Foundation for the Arts, la Sumner Locke Elliott Exchange, la New Dramatists, la Sumner Locke Elliott Fellowship, la Australian National Playwrights Conference, e la Van Lier Fellowship per due anni da parte di The Women’s Project and Productions, Yaddo, MacDowell, Edward Albee e the Helene Wurlitzer Foundations, il Sundance Institute, il Trust for Mutual Understanding (Russia), Il Center for International Theatre (Russia).
Ha ricevuto anche la Brook Atkinson/Max Weitzenhoffer Fellowship del Royal National Theater di Londra. E’ stata finalista al Susan Blackburn Prize, ed ha vinto il Joseph A. Calloway Award.
La Regia
Dopo il successo di “Destinatario sconosciuto”, di K.K.Taylor, messo in scena in molti teatri e scuole dalla Campogalliani, ho scelto di presentare sotto forma di reading questo testo, mai rappresentato in Italia, per il giorno della Memoria, per raccontare una storia a latere dei campi di concentramento, ma sempre molto significativa della barbarie nazista.
E’ un’opera che mostra quanto cambino facilmente le persone a seconda del contesto in cui si trovano, soprattutto in un clima di violenza e paura, con un finale sorprendente.
Questo reading diventerà una vera e propria rappresentazione teatrale, che verrà messa in scena l’anno prossimo al teatrino D’Arco.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- venerdì 31 gennaio 2025
- 20:45
di Chiara Prezzavento
Regia di Maria Grazia Bettini
LA STORIA
James Crichton of Cluny arriva da Venezia a Mantova per il Carnevale del 1582 – e di certo non passa inosservato. Brillante, bellissimo, di memoria prodigiosa, perfetto cortigiano, questo Scozzese poco più che ventenne che sostiene di avere sangue reale nelle vene conquista rapidamente l’interesse del pur diffidente Duca Guglielmo Gonzaga, l’invidia di molti e l’ammirazione delle dame di corte – prima tra tutte la giovane Armida. Da avventuriero spiantato a consigliere ducale, la rapidissima carriera dell’Ammirabile Critonio ha tutta l’aria di un successo strepitoso – almeno fino al ritorno a Mantova di Vincenzo Gonzaga, l’erede del Ducato. In eterno scontro con il padre, e abituato ad essere il centro dell’attenzione a corte, Vincenzo prende subito in odio il coetaneo straniero che gli contende la stima del Duca, l’ammirazione generale e i favori di Armida… Mentre Guglielmo e Armida sembrano intenzionati ad aizzare la rivalità tra i due giovani, soltanto il Dottor Marcello Donati – medico, diplomatico, umanista e un tempo precettore di Vincenzo – tenta invano di evitare il disastro incombente, senza però accorgersi che, sotto l’apparenza del cortigiano perfetto, Crichton è una spia al servizio di Venezia. Il punto di rottura giunge durante un’assenza del Duca Guglielmo: l’ennesima vittoria dello Scozzese in una giostra e l’ovvia predilezione di Armida provocano la furia inconsulta di Vincenzo che, armato e mascherato, tende un’imboscata notturna al rivale. Crichton rimane ucciso nel duello, e lo scandalo minaccia di rivelarsi enorme… Ma Guglielmo non può permettere che il suo unico erede sia processato per assassinio e, con il riluttante aiuto di Donati, mette tutto a tacere – per il sollievo di tutta Mantova, ansiosa di dimenticare il prima possibile l’Ammirabile Critonio.
NOTE DI REGIA
Per questo spettacolo ho scelto di mettere in scena il testo teatrale che deriva dal romanzo intitolato LO SPECCHIO CONVESSO, romanzo con cui Chiara Prezzavento narra la fulgida parabola della breve vita del giovane nobile scozzese James Crichton presso la Corte del Duca di Mantova Guglielmo Gonzaga. Poichè si tratta di una storia intrigante, ricca di particolari coinvolgimenti, che si svolgerà tra gli spettatori con balli e duelli, gli attori non saranno semplici riproduzioni dei personaggi del 1582, ma un misto di antico e moderno, sia nei costumi sia nel linguaggio. Lo spazio scenico non sarà un semplice palco tradizionale, ma l’intera sala dei Fiumi del Palazzo Ducale, che diventerà così il luogo deputato per raccontare la storia. Il pubblico parteciperà quindi in modo immersivo, vivendo in prima persona gli avvenimenti nell’epoca e con i protagonisti del misterioso Delitto.
Si ringrazia il fotografo Franco Lanfredi per la gentile concessione dell’immagine di sfondo utilizzata nella locandina e nel programma di sala.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- sabato 1 febbraio 2025
- 20:45
di Chiara Prezzavento
Regia di Maria Grazia Bettini
LA STORIA
James Crichton of Cluny arriva da Venezia a Mantova per il Carnevale del 1582 – e di certo non passa inosservato. Brillante, bellissimo, di memoria prodigiosa, perfetto cortigiano, questo Scozzese poco più che ventenne che sostiene di avere sangue reale nelle vene conquista rapidamente l’interesse del pur diffidente Duca Guglielmo Gonzaga, l’invidia di molti e l’ammirazione delle dame di corte – prima tra tutte la giovane Armida. Da avventuriero spiantato a consigliere ducale, la rapidissima carriera dell’Ammirabile Critonio ha tutta l’aria di un successo strepitoso – almeno fino al ritorno a Mantova di Vincenzo Gonzaga, l’erede del Ducato. In eterno scontro con il padre, e abituato ad essere il centro dell’attenzione a corte, Vincenzo prende subito in odio il coetaneo straniero che gli contende la stima del Duca, l’ammirazione generale e i favori di Armida… Mentre Guglielmo e Armida sembrano intenzionati ad aizzare la rivalità tra i due giovani, soltanto il Dottor Marcello Donati – medico, diplomatico, umanista e un tempo precettore di Vincenzo – tenta invano di evitare il disastro incombente, senza però accorgersi che, sotto l’apparenza del cortigiano perfetto, Crichton è una spia al servizio di Venezia. Il punto di rottura giunge durante un’assenza del Duca Guglielmo: l’ennesima vittoria dello Scozzese in una giostra e l’ovvia predilezione di Armida provocano la furia inconsulta di Vincenzo che, armato e mascherato, tende un’imboscata notturna al rivale. Crichton rimane ucciso nel duello, e lo scandalo minaccia di rivelarsi enorme… Ma Guglielmo non può permettere che il suo unico erede sia processato per assassinio e, con il riluttante aiuto di Donati, mette tutto a tacere – per il sollievo di tutta Mantova, ansiosa di dimenticare il prima possibile l’Ammirabile Critonio.
NOTE DI REGIA
Per questo spettacolo ho scelto di mettere in scena il testo teatrale che deriva dal romanzo intitolato LO SPECCHIO CONVESSO, romanzo con cui Chiara Prezzavento narra la fulgida parabola della breve vita del giovane nobile scozzese James Crichton presso la Corte del Duca di Mantova Guglielmo Gonzaga. Poichè si tratta di una storia intrigante, ricca di particolari coinvolgimenti, che si svolgerà tra gli spettatori con balli e duelli, gli attori non saranno semplici riproduzioni dei personaggi del 1582, ma un misto di antico e moderno, sia nei costumi sia nel linguaggio. Lo spazio scenico non sarà un semplice palco tradizionale, ma l’intera sala dei Fiumi del Palazzo Ducale, che diventerà così il luogo deputato per raccontare la storia. Il pubblico parteciperà quindi in modo immersivo, vivendo in prima persona gli avvenimenti nell’epoca e con i protagonisti del misterioso Delitto.
Si ringrazia il fotografo Franco Lanfredi per la gentile concessione dell’immagine di sfondo utilizzata nella locandina e nel programma di sala.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- domenica 2 febbraio 2025
- 16:00
di Chiara Prezzavento
Regia di Maria Grazia Bettini
LA STORIA
James Crichton of Cluny arriva da Venezia a Mantova per il Carnevale del 1582 – e di certo non passa inosservato. Brillante, bellissimo, di memoria prodigiosa, perfetto cortigiano, questo Scozzese poco più che ventenne che sostiene di avere sangue reale nelle vene conquista rapidamente l’interesse del pur diffidente Duca Guglielmo Gonzaga, l’invidia di molti e l’ammirazione delle dame di corte – prima tra tutte la giovane Armida. Da avventuriero spiantato a consigliere ducale, la rapidissima carriera dell’Ammirabile Critonio ha tutta l’aria di un successo strepitoso – almeno fino al ritorno a Mantova di Vincenzo Gonzaga, l’erede del Ducato. In eterno scontro con il padre, e abituato ad essere il centro dell’attenzione a corte, Vincenzo prende subito in odio il coetaneo straniero che gli contende la stima del Duca, l’ammirazione generale e i favori di Armida… Mentre Guglielmo e Armida sembrano intenzionati ad aizzare la rivalità tra i due giovani, soltanto il Dottor Marcello Donati – medico, diplomatico, umanista e un tempo precettore di Vincenzo – tenta invano di evitare il disastro incombente, senza però accorgersi che, sotto l’apparenza del cortigiano perfetto, Crichton è una spia al servizio di Venezia. Il punto di rottura giunge durante un’assenza del Duca Guglielmo: l’ennesima vittoria dello Scozzese in una giostra e l’ovvia predilezione di Armida provocano la furia inconsulta di Vincenzo che, armato e mascherato, tende un’imboscata notturna al rivale. Crichton rimane ucciso nel duello, e lo scandalo minaccia di rivelarsi enorme… Ma Guglielmo non può permettere che il suo unico erede sia processato per assassinio e, con il riluttante aiuto di Donati, mette tutto a tacere – per il sollievo di tutta Mantova, ansiosa di dimenticare il prima possibile l’Ammirabile Critonio.
NOTE DI REGIA
Per questo spettacolo ho scelto di mettere in scena il testo teatrale che deriva dal romanzo intitolato LO SPECCHIO CONVESSO, romanzo con cui Chiara Prezzavento narra la fulgida parabola della breve vita del giovane nobile scozzese James Crichton presso la Corte del Duca di Mantova Guglielmo Gonzaga. Poichè si tratta di una storia intrigante, ricca di particolari coinvolgimenti, che si svolgerà tra gli spettatori con balli e duelli, gli attori non saranno semplici riproduzioni dei personaggi del 1582, ma un misto di antico e moderno, sia nei costumi sia nel linguaggio. Lo spazio scenico non sarà un semplice palco tradizionale, ma l’intera sala dei Fiumi del Palazzo Ducale, che diventerà così il luogo deputato per raccontare la storia. Il pubblico parteciperà quindi in modo immersivo, vivendo in prima persona gli avvenimenti nell’epoca e con i protagonisti del misterioso Delitto.
Si ringrazia il fotografo Franco Lanfredi per la gentile concessione dell’immagine di sfondo utilizzata nella locandina e nel programma di sala.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- venerdì 7 febbraio 2025
- 20:45
di Chiara Prezzavento
Regia di Maria Grazia Bettini
LA STORIA
James Crichton of Cluny arriva da Venezia a Mantova per il Carnevale del 1582 – e di certo non passa inosservato. Brillante, bellissimo, di memoria prodigiosa, perfetto cortigiano, questo Scozzese poco più che ventenne che sostiene di avere sangue reale nelle vene conquista rapidamente l’interesse del pur diffidente Duca Guglielmo Gonzaga, l’invidia di molti e l’ammirazione delle dame di corte – prima tra tutte la giovane Armida. Da avventuriero spiantato a consigliere ducale, la rapidissima carriera dell’Ammirabile Critonio ha tutta l’aria di un successo strepitoso – almeno fino al ritorno a Mantova di Vincenzo Gonzaga, l’erede del Ducato. In eterno scontro con il padre, e abituato ad essere il centro dell’attenzione a corte, Vincenzo prende subito in odio il coetaneo straniero che gli contende la stima del Duca, l’ammirazione generale e i favori di Armida… Mentre Guglielmo e Armida sembrano intenzionati ad aizzare la rivalità tra i due giovani, soltanto il Dottor Marcello Donati – medico, diplomatico, umanista e un tempo precettore di Vincenzo – tenta invano di evitare il disastro incombente, senza però accorgersi che, sotto l’apparenza del cortigiano perfetto, Crichton è una spia al servizio di Venezia. Il punto di rottura giunge durante un’assenza del Duca Guglielmo: l’ennesima vittoria dello Scozzese in una giostra e l’ovvia predilezione di Armida provocano la furia inconsulta di Vincenzo che, armato e mascherato, tende un’imboscata notturna al rivale. Crichton rimane ucciso nel duello, e lo scandalo minaccia di rivelarsi enorme… Ma Guglielmo non può permettere che il suo unico erede sia processato per assassinio e, con il riluttante aiuto di Donati, mette tutto a tacere – per il sollievo di tutta Mantova, ansiosa di dimenticare il prima possibile l’Ammirabile Critonio.
NOTE DI REGIA
Per questo spettacolo ho scelto di mettere in scena il testo teatrale che deriva dal romanzo intitolato LO SPECCHIO CONVESSO, romanzo con cui Chiara Prezzavento narra la fulgida parabola della breve vita del giovane nobile scozzese James Crichton presso la Corte del Duca di Mantova Guglielmo Gonzaga. Poichè si tratta di una storia intrigante, ricca di particolari coinvolgimenti, che si svolgerà tra gli spettatori con balli e duelli, gli attori non saranno semplici riproduzioni dei personaggi del 1582, ma un misto di antico e moderno, sia nei costumi sia nel linguaggio. Lo spazio scenico non sarà un semplice palco tradizionale, ma l’intera sala dei Fiumi del Palazzo Ducale, che diventerà così il luogo deputato per raccontare la storia. Il pubblico parteciperà quindi in modo immersivo, vivendo in prima persona gli avvenimenti nell’epoca e con i protagonisti del misterioso Delitto.
Si ringrazia il fotografo Franco Lanfredi per la gentile concessione dell’immagine di sfondo utilizzata nella locandina e nel programma di sala.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- sabato 8 febbraio 2025
- 20:45
di Chiara Prezzavento
Regia di Maria Grazia Bettini
LA STORIA
James Crichton of Cluny arriva da Venezia a Mantova per il Carnevale del 1582 – e di certo non passa inosservato. Brillante, bellissimo, di memoria prodigiosa, perfetto cortigiano, questo Scozzese poco più che ventenne che sostiene di avere sangue reale nelle vene conquista rapidamente l’interesse del pur diffidente Duca Guglielmo Gonzaga, l’invidia di molti e l’ammirazione delle dame di corte – prima tra tutte la giovane Armida. Da avventuriero spiantato a consigliere ducale, la rapidissima carriera dell’Ammirabile Critonio ha tutta l’aria di un successo strepitoso – almeno fino al ritorno a Mantova di Vincenzo Gonzaga, l’erede del Ducato. In eterno scontro con il padre, e abituato ad essere il centro dell’attenzione a corte, Vincenzo prende subito in odio il coetaneo straniero che gli contende la stima del Duca, l’ammirazione generale e i favori di Armida… Mentre Guglielmo e Armida sembrano intenzionati ad aizzare la rivalità tra i due giovani, soltanto il Dottor Marcello Donati – medico, diplomatico, umanista e un tempo precettore di Vincenzo – tenta invano di evitare il disastro incombente, senza però accorgersi che, sotto l’apparenza del cortigiano perfetto, Crichton è una spia al servizio di Venezia. Il punto di rottura giunge durante un’assenza del Duca Guglielmo: l’ennesima vittoria dello Scozzese in una giostra e l’ovvia predilezione di Armida provocano la furia inconsulta di Vincenzo che, armato e mascherato, tende un’imboscata notturna al rivale. Crichton rimane ucciso nel duello, e lo scandalo minaccia di rivelarsi enorme… Ma Guglielmo non può permettere che il suo unico erede sia processato per assassinio e, con il riluttante aiuto di Donati, mette tutto a tacere – per il sollievo di tutta Mantova, ansiosa di dimenticare il prima possibile l’Ammirabile Critonio.
NOTE DI REGIA
Per questo spettacolo ho scelto di mettere in scena il testo teatrale che deriva dal romanzo intitolato LO SPECCHIO CONVESSO, romanzo con cui Chiara Prezzavento narra la fulgida parabola della breve vita del giovane nobile scozzese James Crichton presso la Corte del Duca di Mantova Guglielmo Gonzaga. Poichè si tratta di una storia intrigante, ricca di particolari coinvolgimenti, che si svolgerà tra gli spettatori con balli e duelli, gli attori non saranno semplici riproduzioni dei personaggi del 1582, ma un misto di antico e moderno, sia nei costumi sia nel linguaggio. Lo spazio scenico non sarà un semplice palco tradizionale, ma l’intera sala dei Fiumi del Palazzo Ducale, che diventerà così il luogo deputato per raccontare la storia. Il pubblico parteciperà quindi in modo immersivo, vivendo in prima persona gli avvenimenti nell’epoca e con i protagonisti del misterioso Delitto.
Si ringrazia il fotografo Franco Lanfredi per la gentile concessione dell’immagine di sfondo utilizzata nella locandina e nel programma di sala.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- domenica 9 febbraio 2025
- 16:00
di Chiara Prezzavento
Regia di Maria Grazia Bettini
LA STORIA
James Crichton of Cluny arriva da Venezia a Mantova per il Carnevale del 1582 – e di certo non passa inosservato. Brillante, bellissimo, di memoria prodigiosa, perfetto cortigiano, questo Scozzese poco più che ventenne che sostiene di avere sangue reale nelle vene conquista rapidamente l’interesse del pur diffidente Duca Guglielmo Gonzaga, l’invidia di molti e l’ammirazione delle dame di corte – prima tra tutte la giovane Armida. Da avventuriero spiantato a consigliere ducale, la rapidissima carriera dell’Ammirabile Critonio ha tutta l’aria di un successo strepitoso – almeno fino al ritorno a Mantova di Vincenzo Gonzaga, l’erede del Ducato. In eterno scontro con il padre, e abituato ad essere il centro dell’attenzione a corte, Vincenzo prende subito in odio il coetaneo straniero che gli contende la stima del Duca, l’ammirazione generale e i favori di Armida… Mentre Guglielmo e Armida sembrano intenzionati ad aizzare la rivalità tra i due giovani, soltanto il Dottor Marcello Donati – medico, diplomatico, umanista e un tempo precettore di Vincenzo – tenta invano di evitare il disastro incombente, senza però accorgersi che, sotto l’apparenza del cortigiano perfetto, Crichton è una spia al servizio di Venezia. Il punto di rottura giunge durante un’assenza del Duca Guglielmo: l’ennesima vittoria dello Scozzese in una giostra e l’ovvia predilezione di Armida provocano la furia inconsulta di Vincenzo che, armato e mascherato, tende un’imboscata notturna al rivale. Crichton rimane ucciso nel duello, e lo scandalo minaccia di rivelarsi enorme… Ma Guglielmo non può permettere che il suo unico erede sia processato per assassinio e, con il riluttante aiuto di Donati, mette tutto a tacere – per il sollievo di tutta Mantova, ansiosa di dimenticare il prima possibile l’Ammirabile Critonio.
NOTE DI REGIA
Per questo spettacolo ho scelto di mettere in scena il testo teatrale che deriva dal romanzo intitolato LO SPECCHIO CONVESSO, romanzo con cui Chiara Prezzavento narra la fulgida parabola della breve vita del giovane nobile scozzese James Crichton presso la Corte del Duca di Mantova Guglielmo Gonzaga. Poichè si tratta di una storia intrigante, ricca di particolari coinvolgimenti, che si svolgerà tra gli spettatori con balli e duelli, gli attori non saranno semplici riproduzioni dei personaggi del 1582, ma un misto di antico e moderno, sia nei costumi sia nel linguaggio. Lo spazio scenico non sarà un semplice palco tradizionale, ma l’intera sala dei Fiumi del Palazzo Ducale, che diventerà così il luogo deputato per raccontare la storia. Il pubblico parteciperà quindi in modo immersivo, vivendo in prima persona gli avvenimenti nell’epoca e con i protagonisti del misterioso Delitto.
Si ringrazia il fotografo Franco Lanfredi per la gentile concessione dell’immagine di sfondo utilizzata nella locandina e nel programma di sala.
Pene d’Amor… Accademiche
Nello scrivere il nuovo, severo statuto del Navarre College, il preside King e lo zelante dottorando Dumain hanno trascurato un particolare: come fa notare lo scapestrato professor Biron, è difficile tenere a distanza le distrazioni femminili quando la delegazione francese in arrivo per un convegno è composta per lo più da signore… Per parte sua l’agguerrita vicepreside francese Mme Valois è decisa a non tollerare le bizzarrie inglesi che la obbligano ad alloggiare nel parco con assistente e dottorande al seguito. A complicare la situazione si aggiungono una pittoresca compagine spagnola, lo svagato custode Costard e ben presto… Cupido! Mentre le rivalità accademiche s’intrecciano alle trame amorose, tra malintesi, travestimenti e dispetti, chi la spunterà nel gioco senza tempo tra ragione, sentimento e potere?
Note di Regia
Originariamente scritto per un pubblico di giuristi, con la sua enfasi comica sullo studio, con le sue parodie poetiche e l’eloquenza spumeggiante, il testo si presta bene a una reinterpretazione in chiave moderna e accademica. La divertita esplorazione dei molteplici usi del linguaggio (strumento di potere, conoscenza, seduzione, inganno, distinzione sociale, comprensione e incomprensione…) si sposta agli anni Sessanta del Novecento, in un immaginario college inglese, utilizzando l’elemento di parodia accademica per sottolineare l’universalità di Shakespeare. A quattro secoli e mezzo di distanza, questa commedia ci consente di giocare con le aspettative sui ruoli maschili e femminili – e sovvertirle in pieno!
Pene d’Amor… Accademiche
Nello scrivere il nuovo, severo statuto del Navarre College, il preside King e lo zelante dottorando Dumain hanno trascurato un particolare: come fa notare lo scapestrato professor Biron, è difficile tenere a distanza le distrazioni femminili quando la delegazione francese in arrivo per un convegno è composta per lo più da signore… Per parte sua l’agguerrita vicepreside francese Mme Valois è decisa a non tollerare le bizzarrie inglesi che la obbligano ad alloggiare nel parco con assistente e dottorande al seguito. A complicare la situazione si aggiungono una pittoresca compagine spagnola, lo svagato custode Costard e ben presto… Cupido! Mentre le rivalità accademiche s’intrecciano alle trame amorose, tra malintesi, travestimenti e dispetti, chi la spunterà nel gioco senza tempo tra ragione, sentimento e potere?
Note di Regia
Originariamente scritto per un pubblico di giuristi, con la sua enfasi comica sullo studio, con le sue parodie poetiche e l’eloquenza spumeggiante, il testo si presta bene a una reinterpretazione in chiave moderna e accademica. La divertita esplorazione dei molteplici usi del linguaggio (strumento di potere, conoscenza, seduzione, inganno, distinzione sociale, comprensione e incomprensione…) si sposta agli anni Sessanta del Novecento, in un immaginario college inglese, utilizzando l’elemento di parodia accademica per sottolineare l’universalità di Shakespeare. A quattro secoli e mezzo di distanza, questa commedia ci consente di giocare con le aspettative sui ruoli maschili e femminili – e sovvertirle in pieno!
Pene d’Amor… Accademiche
Nello scrivere il nuovo, severo statuto del Navarre College, il preside King e lo zelante dottorando Dumain hanno trascurato un particolare: come fa notare lo scapestrato professor Biron, è difficile tenere a distanza le distrazioni femminili quando la delegazione francese in arrivo per un convegno è composta per lo più da signore… Per parte sua l’agguerrita vicepreside francese Mme Valois è decisa a non tollerare le bizzarrie inglesi che la obbligano ad alloggiare nel parco con assistente e dottorande al seguito. A complicare la situazione si aggiungono una pittoresca compagine spagnola, lo svagato custode Costard e ben presto… Cupido! Mentre le rivalità accademiche s’intrecciano alle trame amorose, tra malintesi, travestimenti e dispetti, chi la spunterà nel gioco senza tempo tra ragione, sentimento e potere?
Note di Regia
Originariamente scritto per un pubblico di giuristi, con la sua enfasi comica sullo studio, con le sue parodie poetiche e l’eloquenza spumeggiante, il testo si presta bene a una reinterpretazione in chiave moderna e accademica. La divertita esplorazione dei molteplici usi del linguaggio (strumento di potere, conoscenza, seduzione, inganno, distinzione sociale, comprensione e incomprensione…) si sposta agli anni Sessanta del Novecento, in un immaginario college inglese, utilizzando l’elemento di parodia accademica per sottolineare l’universalità di Shakespeare. A quattro secoli e mezzo di distanza, questa commedia ci consente di giocare con le aspettative sui ruoli maschili e femminili – e sovvertirle in pieno!
Pene d’Amor… Accademiche
Nello scrivere il nuovo, severo statuto del Navarre College, il preside King e lo zelante dottorando Dumain hanno trascurato un particolare: come fa notare lo scapestrato professor Biron, è difficile tenere a distanza le distrazioni femminili quando la delegazione francese in arrivo per un convegno è composta per lo più da signore… Per parte sua l’agguerrita vicepreside francese Mme Valois è decisa a non tollerare le bizzarrie inglesi che la obbligano ad alloggiare nel parco con assistente e dottorande al seguito. A complicare la situazione si aggiungono una pittoresca compagine spagnola, lo svagato custode Costard e ben presto… Cupido! Mentre le rivalità accademiche s’intrecciano alle trame amorose, tra malintesi, travestimenti e dispetti, chi la spunterà nel gioco senza tempo tra ragione, sentimento e potere?
Note di Regia
Originariamente scritto per un pubblico di giuristi, con la sua enfasi comica sullo studio, con le sue parodie poetiche e l’eloquenza spumeggiante, il testo si presta bene a una reinterpretazione in chiave moderna e accademica. La divertita esplorazione dei molteplici usi del linguaggio (strumento di potere, conoscenza, seduzione, inganno, distinzione sociale, comprensione e incomprensione…) si sposta agli anni Sessanta del Novecento, in un immaginario college inglese, utilizzando l’elemento di parodia accademica per sottolineare l’universalità di Shakespeare. A quattro secoli e mezzo di distanza, questa commedia ci consente di giocare con le aspettative sui ruoli maschili e femminili – e sovvertirle in pieno!
Pene d’Amor… Accademiche
Nello scrivere il nuovo, severo statuto del Navarre College, il preside King e lo zelante dottorando Dumain hanno trascurato un particolare: come fa notare lo scapestrato professor Biron, è difficile tenere a distanza le distrazioni femminili quando la delegazione francese in arrivo per un convegno è composta per lo più da signore… Per parte sua l’agguerrita vicepreside francese Mme Valois è decisa a non tollerare le bizzarrie inglesi che la obbligano ad alloggiare nel parco con assistente e dottorande al seguito. A complicare la situazione si aggiungono una pittoresca compagine spagnola, lo svagato custode Costard e ben presto… Cupido! Mentre le rivalità accademiche s’intrecciano alle trame amorose, tra malintesi, travestimenti e dispetti, chi la spunterà nel gioco senza tempo tra ragione, sentimento e potere?
Note di Regia
Originariamente scritto per un pubblico di giuristi, con la sua enfasi comica sullo studio, con le sue parodie poetiche e l’eloquenza spumeggiante, il testo si presta bene a una reinterpretazione in chiave moderna e accademica. La divertita esplorazione dei molteplici usi del linguaggio (strumento di potere, conoscenza, seduzione, inganno, distinzione sociale, comprensione e incomprensione…) si sposta agli anni Sessanta del Novecento, in un immaginario college inglese, utilizzando l’elemento di parodia accademica per sottolineare l’universalità di Shakespeare. A quattro secoli e mezzo di distanza, questa commedia ci consente di giocare con le aspettative sui ruoli maschili e femminili – e sovvertirle in pieno!
Pene d’Amor… Accademiche
Nello scrivere il nuovo, severo statuto del Navarre College, il preside King e lo zelante dottorando Dumain hanno trascurato un particolare: come fa notare lo scapestrato professor Biron, è difficile tenere a distanza le distrazioni femminili quando la delegazione francese in arrivo per un convegno è composta per lo più da signore… Per parte sua l’agguerrita vicepreside francese Mme Valois è decisa a non tollerare le bizzarrie inglesi che la obbligano ad alloggiare nel parco con assistente e dottorande al seguito. A complicare la situazione si aggiungono una pittoresca compagine spagnola, lo svagato custode Costard e ben presto… Cupido! Mentre le rivalità accademiche s’intrecciano alle trame amorose, tra malintesi, travestimenti e dispetti, chi la spunterà nel gioco senza tempo tra ragione, sentimento e potere?
Note di Regia
Originariamente scritto per un pubblico di giuristi, con la sua enfasi comica sullo studio, con le sue parodie poetiche e l’eloquenza spumeggiante, il testo si presta bene a una reinterpretazione in chiave moderna e accademica. La divertita esplorazione dei molteplici usi del linguaggio (strumento di potere, conoscenza, seduzione, inganno, distinzione sociale, comprensione e incomprensione…) si sposta agli anni Sessanta del Novecento, in un immaginario college inglese, utilizzando l’elemento di parodia accademica per sottolineare l’universalità di Shakespeare. A quattro secoli e mezzo di distanza, questa commedia ci consente di giocare con le aspettative sui ruoli maschili e femminili – e sovvertirle in pieno!
Pene d’Amor… Accademiche
Nello scrivere il nuovo, severo statuto del Navarre College, il preside King e lo zelante dottorando Dumain hanno trascurato un particolare: come fa notare lo scapestrato professor Biron, è difficile tenere a distanza le distrazioni femminili quando la delegazione francese in arrivo per un convegno è composta per lo più da signore… Per parte sua l’agguerrita vicepreside francese Mme Valois è decisa a non tollerare le bizzarrie inglesi che la obbligano ad alloggiare nel parco con assistente e dottorande al seguito. A complicare la situazione si aggiungono una pittoresca compagine spagnola, lo svagato custode Costard e ben presto… Cupido! Mentre le rivalità accademiche s’intrecciano alle trame amorose, tra malintesi, travestimenti e dispetti, chi la spunterà nel gioco senza tempo tra ragione, sentimento e potere?
Note di Regia
Originariamente scritto per un pubblico di giuristi, con la sua enfasi comica sullo studio, con le sue parodie poetiche e l’eloquenza spumeggiante, il testo si presta bene a una reinterpretazione in chiave moderna e accademica. La divertita esplorazione dei molteplici usi del linguaggio (strumento di potere, conoscenza, seduzione, inganno, distinzione sociale, comprensione e incomprensione…) si sposta agli anni Sessanta del Novecento, in un immaginario college inglese, utilizzando l’elemento di parodia accademica per sottolineare l’universalità di Shakespeare. A quattro secoli e mezzo di distanza, questa commedia ci consente di giocare con le aspettative sui ruoli maschili e femminili – e sovvertirle in pieno!
Pene d’Amor… Accademiche
Nello scrivere il nuovo, severo statuto del Navarre College, il preside King e lo zelante dottorando Dumain hanno trascurato un particolare: come fa notare lo scapestrato professor Biron, è difficile tenere a distanza le distrazioni femminili quando la delegazione francese in arrivo per un convegno è composta per lo più da signore… Per parte sua l’agguerrita vicepreside francese Mme Valois è decisa a non tollerare le bizzarrie inglesi che la obbligano ad alloggiare nel parco con assistente e dottorande al seguito. A complicare la situazione si aggiungono una pittoresca compagine spagnola, lo svagato custode Costard e ben presto… Cupido! Mentre le rivalità accademiche s’intrecciano alle trame amorose, tra malintesi, travestimenti e dispetti, chi la spunterà nel gioco senza tempo tra ragione, sentimento e potere?
Note di Regia
Originariamente scritto per un pubblico di giuristi, con la sua enfasi comica sullo studio, con le sue parodie poetiche e l’eloquenza spumeggiante, il testo si presta bene a una reinterpretazione in chiave moderna e accademica. La divertita esplorazione dei molteplici usi del linguaggio (strumento di potere, conoscenza, seduzione, inganno, distinzione sociale, comprensione e incomprensione…) si sposta agli anni Sessanta del Novecento, in un immaginario college inglese, utilizzando l’elemento di parodia accademica per sottolineare l’universalità di Shakespeare. A quattro secoli e mezzo di distanza, questa commedia ci consente di giocare con le aspettative sui ruoli maschili e femminili – e sovvertirle in pieno!
Pene d’Amor… Accademiche
Nello scrivere il nuovo, severo statuto del Navarre College, il preside King e lo zelante dottorando Dumain hanno trascurato un particolare: come fa notare lo scapestrato professor Biron, è difficile tenere a distanza le distrazioni femminili quando la delegazione francese in arrivo per un convegno è composta per lo più da signore… Per parte sua l’agguerrita vicepreside francese Mme Valois è decisa a non tollerare le bizzarrie inglesi che la obbligano ad alloggiare nel parco con assistente e dottorande al seguito. A complicare la situazione si aggiungono una pittoresca compagine spagnola, lo svagato custode Costard e ben presto… Cupido! Mentre le rivalità accademiche s’intrecciano alle trame amorose, tra malintesi, travestimenti e dispetti, chi la spunterà nel gioco senza tempo tra ragione, sentimento e potere?
Note di Regia
Originariamente scritto per un pubblico di giuristi, con la sua enfasi comica sullo studio, con le sue parodie poetiche e l’eloquenza spumeggiante, il testo si presta bene a una reinterpretazione in chiave moderna e accademica. La divertita esplorazione dei molteplici usi del linguaggio (strumento di potere, conoscenza, seduzione, inganno, distinzione sociale, comprensione e incomprensione…) si sposta agli anni Sessanta del Novecento, in un immaginario college inglese, utilizzando l’elemento di parodia accademica per sottolineare l’universalità di Shakespeare. A quattro secoli e mezzo di distanza, questa commedia ci consente di giocare con le aspettative sui ruoli maschili e femminili – e sovvertirle in pieno!
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- giovedì 6 marzo 2025
- 21:00
di Carol Ann Duffy
Regia di Maria Grazia Bettini
Ingresso libero
La moglie del mondo (The World’s Wife) è una raccolta di poesie le cui protagoniste sono donne, vere o immaginarie, in cerca di un loro ruolo nella storia e nel mito. Sono le mogli di uomini famosi, come la signora Pilato, la signora Esopo, la signora Freud e altre ancora; oppure sono donne tradizionalmente definite tramite i loro uomini, come Dalila o Euridice. Sono le mogli del mondo secondo l’efficace titolo.
Tutte le poesie si configurano come autoritratti. Il monologo, da sempre una delle forme poetiche preferite da Carol Ann Duffy, in questa raccolta le permette di dare una voce distintiva e forte a ciascuna di queste mogli che si collegano a costruire un’affascinante rivisitazione, una versione dei fatti dalla parte di lei.
Le narratrici non si limitano infatti ad aggiungere particolari mancanti o verità nascoste alle storie già note, ma ciascuna di loro ha spesso una storia del tutto inedita da raccontare.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- sabato 15 marzo 2025
- 20:45
di Jack Trevor Story
Regia di Mario Zolin
La congiura degli innocenti è tratta dal romanzo omonimo di Jack Trevor Story del 1950.
Gli strambi abitanti del piccolo borgo di Highwater, nel Vermont, devono fare i conti con il fresco ritrovamento del cadavere di Harry Worp, che è apparso nella collina che sovrasta il paese. Cosa farne del corpo, e cercare di architettare come e perché Harry è stato ucciso costituisce la "congiura degli innocenti".
Raramente la morte era stata rappresentata con tanta freddezza: è lo spunto per imbastire una black comedy dal puro spirito inglese.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- domenica 16 marzo 2025
- 16:00
di Jack Trevor Story
Regia di Mario Zolin
La congiura degli innocenti è tratta dal romanzo omonimo di Jack Trevor Story del 1950.
Gli strambi abitanti del piccolo borgo di Highwater, nel Vermont, devono fare i conti con il fresco ritrovamento del cadavere di Harry Worp, che è apparso nella collina che sovrasta il paese. Cosa farne del corpo, e cercare di architettare come e perché Harry è stato ucciso costituisce la "congiura degli innocenti".
Raramente la morte era stata rappresentata con tanta freddezza: è lo spunto per imbastire una black comedy dal puro spirito inglese.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- venerdì 21 marzo 2025
- 20:45
di Jack Trevor Story
Regia di Mario Zolin
La congiura degli innocenti è tratta dal romanzo omonimo di Jack Trevor Story del 1950.
Gli strambi abitanti del piccolo borgo di Highwater, nel Vermont, devono fare i conti con il fresco ritrovamento del cadavere di Harry Worp, che è apparso nella collina che sovrasta il paese. Cosa farne del corpo, e cercare di architettare come e perché Harry è stato ucciso costituisce la "congiura degli innocenti".
Raramente la morte era stata rappresentata con tanta freddezza: è lo spunto per imbastire una black comedy dal puro spirito inglese.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- sabato 22 marzo 2025
- 20:45
di Jack Trevor Story
Regia di Mario Zolin
La congiura degli innocenti è tratta dal romanzo omonimo di Jack Trevor Story del 1950.
Gli strambi abitanti del piccolo borgo di Highwater, nel Vermont, devono fare i conti con il fresco ritrovamento del cadavere di Harry Worp, che è apparso nella collina che sovrasta il paese. Cosa farne del corpo, e cercare di architettare come e perché Harry è stato ucciso costituisce la "congiura degli innocenti".
Raramente la morte era stata rappresentata con tanta freddezza: è lo spunto per imbastire una black comedy dal puro spirito inglese.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- domenica 23 marzo 2025
- 16:00
di Jack Trevor Story
Regia di Mario Zolin
La congiura degli innocenti è tratta dal romanzo omonimo di Jack Trevor Story del 1950.
Gli strambi abitanti del piccolo borgo di Highwater, nel Vermont, devono fare i conti con il fresco ritrovamento del cadavere di Harry Worp, che è apparso nella collina che sovrasta il paese. Cosa farne del corpo, e cercare di architettare come e perché Harry è stato ucciso costituisce la "congiura degli innocenti".
Raramente la morte era stata rappresentata con tanta freddezza: è lo spunto per imbastire una black comedy dal puro spirito inglese.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- venerdì 28 marzo 2025
- 20:45
di Jack Trevor Story
Regia di Mario Zolin
La congiura degli innocenti è tratta dal romanzo omonimo di Jack Trevor Story del 1950.
Gli strambi abitanti del piccolo borgo di Highwater, nel Vermont, devono fare i conti con il fresco ritrovamento del cadavere di Harry Worp, che è apparso nella collina che sovrasta il paese. Cosa farne del corpo, e cercare di architettare come e perché Harry è stato ucciso costituisce la "congiura degli innocenti".
Raramente la morte era stata rappresentata con tanta freddezza: è lo spunto per imbastire una black comedy dal puro spirito inglese.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- sabato 29 marzo 2025
- 20:45
di Jack Trevor Story
Regia di Mario Zolin
La congiura degli innocenti è tratta dal romanzo omonimo di Jack Trevor Story del 1950.
Gli strambi abitanti del piccolo borgo di Highwater, nel Vermont, devono fare i conti con il fresco ritrovamento del cadavere di Harry Worp, che è apparso nella collina che sovrasta il paese. Cosa farne del corpo, e cercare di architettare come e perché Harry è stato ucciso costituisce la "congiura degli innocenti".
Raramente la morte era stata rappresentata con tanta freddezza: è lo spunto per imbastire una black comedy dal puro spirito inglese.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- domenica 30 marzo 2025
- 16:00
di Jack Trevor Story
Regia di Mario Zolin
La congiura degli innocenti è tratta dal romanzo omonimo di Jack Trevor Story del 1950.
Gli strambi abitanti del piccolo borgo di Highwater, nel Vermont, devono fare i conti con il fresco ritrovamento del cadavere di Harry Worp, che è apparso nella collina che sovrasta il paese. Cosa farne del corpo, e cercare di architettare come e perché Harry è stato ucciso costituisce la "congiura degli innocenti".
Raramente la morte era stata rappresentata con tanta freddezza: è lo spunto per imbastire una black comedy dal puro spirito inglese.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- venerdì 4 aprile 2025
- 20:45
di Jack Trevor Story
Regia di Mario Zolin
La congiura degli innocenti è tratta dal romanzo omonimo di Jack Trevor Story del 1950.
Gli strambi abitanti del piccolo borgo di Highwater, nel Vermont, devono fare i conti con il fresco ritrovamento del cadavere di Harry Worp, che è apparso nella collina che sovrasta il paese. Cosa farne del corpo, e cercare di architettare come e perché Harry è stato ucciso costituisce la "congiura degli innocenti".
Raramente la morte era stata rappresentata con tanta freddezza: è lo spunto per imbastire una black comedy dal puro spirito inglese.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- sabato 5 aprile 2025
- 20:45
di Jack Trevor Story
Regia di Mario Zolin
La congiura degli innocenti è tratta dal romanzo omonimo di Jack Trevor Story del 1950.
Gli strambi abitanti del piccolo borgo di Highwater, nel Vermont, devono fare i conti con il fresco ritrovamento del cadavere di Harry Worp, che è apparso nella collina che sovrasta il paese. Cosa farne del corpo, e cercare di architettare come e perché Harry è stato ucciso costituisce la "congiura degli innocenti".
Raramente la morte era stata rappresentata con tanta freddezza: è lo spunto per imbastire una black comedy dal puro spirito inglese.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- domenica 6 aprile 2025
- 16:00
di Jack Trevor Story
Regia di Mario Zolin
La congiura degli innocenti è tratta dal romanzo omonimo di Jack Trevor Story del 1950.
Gli strambi abitanti del piccolo borgo di Highwater, nel Vermont, devono fare i conti con il fresco ritrovamento del cadavere di Harry Worp, che è apparso nella collina che sovrasta il paese. Cosa farne del corpo, e cercare di architettare come e perché Harry è stato ucciso costituisce la "congiura degli innocenti".
Raramente la morte era stata rappresentata con tanta freddezza: è lo spunto per imbastire una black comedy dal puro spirito inglese.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- venerdì 11 aprile 2025
- 20:45
di Jack Trevor Story
Regia di Mario Zolin
La congiura degli innocenti è tratta dal romanzo omonimo di Jack Trevor Story del 1950.
Gli strambi abitanti del piccolo borgo di Highwater, nel Vermont, devono fare i conti con il fresco ritrovamento del cadavere di Harry Worp, che è apparso nella collina che sovrasta il paese. Cosa farne del corpo, e cercare di architettare come e perché Harry è stato ucciso costituisce la "congiura degli innocenti".
Raramente la morte era stata rappresentata con tanta freddezza: è lo spunto per imbastire una black comedy dal puro spirito inglese.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- sabato 12 aprile 2025
- 20:45
di Jack Trevor Story
Regia di Mario Zolin
La congiura degli innocenti è tratta dal romanzo omonimo di Jack Trevor Story del 1950.
Gli strambi abitanti del piccolo borgo di Highwater, nel Vermont, devono fare i conti con il fresco ritrovamento del cadavere di Harry Worp, che è apparso nella collina che sovrasta il paese. Cosa farne del corpo, e cercare di architettare come e perché Harry è stato ucciso costituisce la "congiura degli innocenti".
Raramente la morte era stata rappresentata con tanta freddezza: è lo spunto per imbastire una black comedy dal puro spirito inglese.
- Teatrino di Palazzo d’Arco
- domenica 13 aprile 2025
- 16:00
di Jack Trevor Story
Regia di Mario Zolin
La congiura degli innocenti è tratta dal romanzo omonimo di Jack Trevor Story del 1950.
Gli strambi abitanti del piccolo borgo di Highwater, nel Vermont, devono fare i conti con il fresco ritrovamento del cadavere di Harry Worp, che è apparso nella collina che sovrasta il paese. Cosa farne del corpo, e cercare di architettare come e perché Harry è stato ucciso costituisce la "congiura degli innocenti".
Raramente la morte era stata rappresentata con tanta freddezza: è lo spunto per imbastire una black comedy dal puro spirito inglese.