TRAPPOLA PER UN UOMO SOLO
La storia
In un isolato chalet tra le Alpi francesi, un uomo, fresco di matrimonio, denuncia la scomparsa della moglie. La tensione cresce quando una donna si presenta sostenendo di essere la consorte perduta, ma lui nega di conoscerla. Attorno a lui si muovono figure ambigue: un prete, un’infermiera, e persino un barbone, che afferma di conoscere la vera identità della donna. Mentre la polizia indaga, il protagonista si trova intrappolato in un vortice di dubbi, manipolazioni e sospetti, che porteranno a mettere in discussione la sua salute mentale, fino al clamoroso epilogo.
Note di regia
Mettere in scena Trappola per un uomo solo significa, prima di tutto, accettare la sfida di maneggiare un ingranaggio perfetto. Robert Thomas non ha scritto semplicemente un giallo, ma una macchina teatrale di diabolica precisione, un testo che Alfred Hitchcock stesso invidiava e che definiva "una commedia poliziesca in cui niente è come sembra". La regia si muove proprio lungo questo sottile confine: quello tra la realtà e la follia. La vicenda di Daniel Corban, rinchiuso nel suo chalet di montagna in attesa di una moglie scomparsa, che ritorna con un volto che lui non riconosce, non è solo un enigma giudiziario, ma una discesa vertiginosa nella paranoia. Abbiamo lavorato sulla claustrofobia. Lo chalet non è un rifugio, ma una scatola chiusa, un acquario dove i personaggi nuotano osservandosi a vicenda. Il tono dello spettacolo oscilla costantemente. C’è infatti anche l’ironia tagliente della commedia brillante, ma è una risata nervosa, che serve a scaricare la tensione prima che questa torni a salire. Ogni personaggio indossa una maschera: il Marito schizzato, il Prete premuroso, la presunta Moglie devota, il Commissario sornione. Il compito degli attori è stato quello di costruire una verità scenica ambigua, dove ogni gesto può essere interpretato come una prova schiacciante o come un indizio fuorviante. Trappola per un uomo solo è, in definitiva, un gioco crudele sull’identità. Chi siamo veramente? Siamo ciò che affermiamo di essere o siamo ciò che gli altri dicono che siamo? Al pubblico chiediamo di non essere semplici spettatori passivi, ma testimoni attivi. Vi invitiamo a dubitare di tutto ciò che vedrete, a scrutare ogni dettaglio e a lasciarvi intrappolare, insieme al protagonista, in questo labirinto di specchi. Ma attenzione: in questo gioco, la verità è l’ultima cosa che vi aspettereste.
L’autore
Robert Thomas (Gap, 28 settembre 1927 - Parigi, 3 gennaio 1989) è stato un attore, drammaturgo e regista francese. Affascinato da un genere curioso che contribuì a inventare (la comédie policière o thriller comico), di cui Huit femmes (Otto donne) ne è l’esempio più famoso. Nel 1960 Thomas ebbe un grande successo proprio con Piège pour un homme seul (Trappola per un uomo solo). Alfred Hitchcock ne acquistò i diritti e l’opera consacrò Thomas come autore di drammi polizieschi psicologici con un tocco comico tipicamente francese. L’anno successivo, la seconda edizione di "Otto donne" riscosse un successo ancora maggiore, vincendo l’Hachette Prix du Quai des Orfèvres come miglior opera teatrale del 1961, da cui François Ozon nel 2002 adattò la commedia musicale Otto donne e un mistero, che portò al cinema con un cast che includeva Catherine Deneuve, Fanny Ardant ed Emmanuelle Béart. Le sue opere non sono mai state di moda e furono spesso snobbate dalla critica francese, ma Thomas è stato un drammaturgo popolare.