ACCADEMIA CAMPOGALLIANI Tradizione e tecnologia
Bentornato, "malato" Molière

Mentre la XVII cultura accademica del secolo era ancora ancorata alle dottrine di un passato talora lontanissimo, in gran parte d’Europa vengono gettate le basi del moderno razionalismo. Ad esempio, l’insegnamento e la pratica della medicina erano fondate sulle teorie di Galeno (Il secolo d.c.), come quella dei quattro umori corporei (sangue, bile nera, bile chiara, flemma) dal cui equilibrio dipenderebbero salute e malattie; alla mancanza di scientificità, si accompagnava un nutrito stuolo di praticanti superficiali, imbonitori, ciarlatani, preoccupati più del proprio interesse economico che della salute dei pazienti. Ma sulla spinta di pensatori come Cartesio, Leibniz, Spinoza, anche la scienza medica del Seicento viene investita da ventate di razionalismo, che mettono in discussione le teorie e soprattutto le pratiche mediche del momento, forti anche di scoperte che rivoluzionano 1a conoscenza del corpo umano.
Il teatro, come sempre termometro sensibilissimo della società, non perde l’occasione di entrare nel vivo delle problematiche del proprio tempo, soprattutto là dove spira aria di crisi. Ed ecco Molière (? prima.del 1622-1673), genio della commedia francese, egli stesso attore, impresario e commediografo, pronto ad inserire nella struttura della commedia - da lui ampliata anche nella forma della comèdie-ballet dotata di intermezzi musicali - una galleria di personaggi ricavati dalla realtà della vita quotidiana, generalmente portatori di vizi o difetti relazionali o caratteriali legati a manie, ossessioni, carenza culturale, ambizione negativa: in una parola personaggi in cui difettano buonsenso e razionalità. Non è un caso che tra loro la categoria dei medici sia la più colpita dall’ironia e dalla satira di Molière, giusto quanto si diceva più sopra, tant’è che il catalogo della trentina di opere del commediografo francese si apre con Il medico volante del 1645 e si chiude con Il malato immaginario (1673), nel quale tre dottori e un farmacista non fanno certo una bella figura!
Orbene, proprio Il malato immaginario ha aperto, l’11 ottobre scorso la Stagione di Teatro 2025-2026 dell’Accademia Teatrale Francesco Campogalliani. Nel Teatrino di Palazzo D’Arco è andato in scena un allestimento opportunamente ammodernato e snellito, che la regista Maria Grazia Bettini ha voluto trasferire nell’Ottocento positivista delle "magnifiche sorti e progressive", allorché tra i grandi progressi scientifici e tecnologici permanevano in ambito medico talune pratiche antiche e prive di validità scientifica, come ad esempio il salasso ampiamente utilizzato all’epoca di Molière. Qualche piccola discrasia, a nostro modesto parere, si è creata laddove il personaggio di Beraldo, nella sua lunga reprimenda razionalista rivolta al fratello ipocondriaco, conserva le argomentazioni secentiste che un colto borghese dell’Ottocento difficilmente avrebbe usato: tanto valeva ammodernarne anche i contenuti. Anzi, un coraggioso trasferimento - con tutto il "bagaglio" necessario - ai giorni nostri, in cui tanto si parla di depressione e di salute mentale, avrebbe forse conferito un valore aggiunto di attualità al testo di Molière. Bando all’opinione di chi scrive, la regia della Bettini è vivace, snella e creativa: ottima l’idea di trasformare la giovane servetta Tonina del copione nella domestica di lungo corso, che tutto vede e provvede, e che Francesca Campogalliani scolpisce con la grande bravura di sempre. Stupenda la scena finale della laurea ad honorem, che i movimenti coreografici dei finti accademici l’irreale luce pseudo psichedelica, la lingua latina cantilenata, il ritmo dell’accompagnamento musicale definiscono perfettamente per quello che è: una buffonata ai danni dell’ingenuo, sciocco e vanitoso Argan, il malato immaginario di colpo guarito, che la penna di Molière sembra aver creato ad immagine di Adolfo Vaini (foto) tanto quel ruolo si addice all’interprete per tecnica attoriale, qualità di dizione, mutevole espressività, eccezionale caratterizzazione. Molto apprezzabile per proprietà di interpretazione Loredana Sartorello, che ha saputo far emergere dall’apparente perbenismo borghese di Belina tutta la perfidia che era in lei. Serio e autorevole il Beraldo di Michele Romualdi; spassoso al punto giusto Giovanni Rodelli; forse un po’ troppo carico, ma bravissimo Marco Federici; simpatiche e composte le due figlie di Argan interpretate da Margherita Governi e Sofia Laratta; sempre affidabili Davide e Francesco Cantarelli, esperienza indiscutibile in Italo Scaietta; buona la prova di Giampiero Marra. Sold out per uno spettacolo godibilissimo, ben confezionato, da non perdere, in scena tutti i fine settimana (venerdì e sabato ore 20.45, domenica ore 16) fino al 9 novembre.
www.teatro-campogalliani.it