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5 dic

I LUNEDÌ DEL D’ARCO - Pillole di teatro comtemporaneo

Teatro d’Arco 5 dicembre 2016 21:00


a cura di Maria Grazia Bettini

ingresso libero

ACQUA E SAPONE

di Aldo Nicolaj
Francesca si gode la sua cella di prigione, dalla quale sono banditi germi, polvere e acari, nell’esaltazione di un furore tanto igienico quanto criminale. Si è creata un mondo nel quale la sua visione si sovrappone alla realtà, proponendone un’interpretazione ironica e graffiante che ci fa dubitare della nostra. Francesca entra in scena in penombra, delimita con uno scotch il suo campo d’azione e vi ci accede contemporaneamente alla luce che la rivela di bianco vestita. E’ entusiasta del lavandino dove scorre un’acqua limpida tutta per lei. Può lavarsi quanto vuole e catturare granelli di polvere prima che si posino in attesa di esser spolverati. Ringrazia il cielo di esser stata rinchiusa per sempre e di aver meritato l’isolamento così da non dover condividere nulla con le sporcaccione che non hanno idea di cosa sia la pulizia. Anche lei, durante la guerra, è stata costretta a fare di necessità virtù: sparito il sapone, riempitosi il mondo di sozzoni, ha pensato di trasformare il loro grasso, meravigliandosi che i più sporchi dessero vita al migliore. Con grandi occhi, piccole pause, acqua che scorre e uno sgabello brandito per fermare una suorina che vorrebbe farle prendere un’ora d’aria, può definirsi un personaggio tanto irragionevole quanto accattivante.
 


L’IMPERDONABILE

di Roberto Mazzucco
Dopo anni di lunga e consolidata amicizia, un rispettabile impiegato di banca si sfoga per aver scoperto le malefatte e i tradimenti compiuti alle sue spalle dal suo migliore amico di infanzia: l’inappuntabile Faustino. A poco a poco viene a galla la torbida e perversa personalità dell’insospettabile amico con finale a sorpresa.
 


IL CADAVERE

di Aldo Nicolaj
Il testo ha come protagoniste Giulia, giovane vedova di Vittorio, e l’amica, la signora De Crampon. Insieme evocano il marito della prima, «il caro estinto» appunto. Più il discorso e le confidenze avanzano, più la figura di Vittorio si rivela mostruosa e ambigua. Si scoprirà infatti che il morto era un uomo crudele: non solo aveva rapporti con vecchie, bambine e uomini, ma tra le sue innumerevoli conquiste poteva vantare anche quella della signora de Crampon. La varietà delle situazioni e delle atmosfere produce un mix comicamente esplosivo che oscilla tra leggerezza e gravità, come tutto il teatro di De Obaldia.
 


ACQUA MINERALE

di Achille Campanile
Come tanti altri episodi narrati o contenuti nelle commedie di Campanile, anche il dialogo "Acqua minerale" prende spunto dalla realtà ed in particolare da un momento importante della vita dello scrittore. Campanile è diventato padre per la nascita del figlio Gaetano, ma questa nascita è scaturita dall’unione solo religiosa con Giuseppina Bellavita, non avendo ancora, lo scrittore, ottenuto l’annullamento del precedente matrimonio. Quindi una unione, a quei tempi considerata "illegittima" e "naturale". Tutto ciò diventa il pretesto per un esilarante scambio di battute in un serratissimo dialogo con un cameriere a proposito dell’ordinazione delle bevande al ristorante. Giocando sull’equivoco che può nascere dall’uso delle parole "naturale"- "minerale" e “legittimo", Campanile inserisce la sua vicenda personale che lo angoscia, risolvendola in modo ironico. Alla fine non si sa più se è l’acqua ad essere minerale o naturale o legittima o, viceversa, il figlio.


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