Logo
RASSEGNA STAMPA
Testata: la Cittadella
Data: 02/12/2018
Articolo riferito allo spettacolo: 
Canto di Natale
Logo la Cittadella
 


Gli auguri di un Natale ricco nello spirito dagli attori dell’Accademia «Campogalliani»


Canto di NataleIl celebre romanzo di Charles Dickens Canto di Natale accompagna grandi e piccini fino al 6 gennaio con il suo carico di buoni sentimenti, dei quali l’Accademia teatrale "CampogalIiani" si fa ambasciatrice. Il romanzo - scritto a meta Ottocento, quando in Inghilterra vigeva lo sfruttamento del lavoro e l’infanzia era negate - è un inno alla rinascita morale dell’uomo, un invito a pensare al prossimo e a riscoprire il valore della socialità. Sul palcoscenico del teatrino d’Arco, che la trasparenza del fondale (scene di Fusari e Pizzoli) e le proiezioni laterali riescono ad ampliare visivamente, sono schierati una ventina di interpreti impegnati in più ruoli. La valenza collettiva è l’elemento caratterizzante sia della riduzione e traduzione del testo di Chiara Prezzavento, che della regia di Maria Grazia Bettini. La quale, pur amante del genere, addolcisce i tratti gotici. I tre fantasmi, affidati alle due attrici Loredana Sartorello e Serena Zerbetto, non sono creature terrificanti ma emissari dell’aldilà avvolti di luci colorate (effeti di Codognola e Fiordaliso, colonna sonora di Martinelli) apparsi per insegnare che gli errori del passato non sono cancellabili ma, prendendone coscienza, si può mutare il corso del presente e del futuro. La trama narra di Ebenezer Scrooge, avaro con gli altri e anche con se stesso, che vive solitario pensando ad accumulare ricchezze, senza goderne. Adolfo Vaini tratteggia con encomiabile indole arcigna il personaggio che, guidato dagli spettri e dall’ex socio defunto, Michele Romualdi, piano piano riscopre la gioia adolescenziale: il viso severo si distende e cede al sorriso, rivolto innanzitutto al vessato impiegato impersonato da Luca Genovesi e al nipote cui Diego Fusari conferisce un inscalfibile ottimismo. Il valore della messa in scena si attesta su standard elevati. I personaggi sono convincenti, reali e caratterialmente ben delineati: alcuni risultano divertenti, altri commoventi, altri ancora forniscono l’indispensabile "colore" come Francesca Campogalliani, esilarante predatrice di cadaveri che declina al femminile l’avidità di Scrooge, e, nei panni dei più giovani, i bravi Simone, Federico e Davide Cantarelli. Tuttavia l’Accademia pane in secondo piano l’aspetto strettamente artistico, di indiscutibile qualità, per privilegiare l’importanza del messaggio dickensiano che esorta a una vita ricca nello spirito. Ne è prova il finale in cui la compagnia, con genuina sincerità, porge gli auguri al pubblico sotto una nevicata di fiocchi luminosi.

Maria Luisa Abate