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CONCORSI E RASSEGNE
Concorso / Rassegna: Rassegna TEATRO DEL CENTRO
Data:  febbraio 2012
  • DETTAGLI
  • RASSEGNA STAMPA
  • Rassegna TEATRO DEL CENTRO
  • Teatro Filarmonico
    MACERATA
  • febbraio 2012
  • La Regina e il suo Giullare
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giovedì 23 febbraio 2012
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“La regina e il suo giullare”
A teatro nel centro storico



La recensione della rassegna alla Filarmonica di Macerata



giovedì 23 febbraio 2012 
di Walter Cortella


Passata la sfuriata di neve, la Rassegna «A teatro nel centro storico», giunta alla sua 14ª edizione, ha potuto finalmente prendere l’avvio. Sul palco del teatro della Soc.Filarmonico-Drammatica di via Gramsci si è esibita una delle compagnie più quotate del panorama amatoriale italiano, l’Accademia Campogalliani di Mantova che ha presentato «La regina e il suo giullare» di Fausto Bertolini, con la regia di Mario Zolin. 
In una scena ridotta al minimo, un trono e un baule, due soli personaggi: la regina Elisabetta I d’Inghilterra (Francesca Caprari, in una foto di repertorio) e il giullare Juan Martìn de Calabazas, più noto come Calabacillas (Claudio Soldà), buffone al servizio di re Filippo IV di Spagna.  Giocando con date e luoghi, l’autore introduce Calabacillas alla corte inglese e lì con la sovrana instaura un rapporto particolare. I due dialogano a lungo anche con veemenza, continuamente in bilico tra ironia trasognata, incursioni metateatrali e scatti d’ira. Scontrandosi in disquisizioni a volta serie a volta leggere analizzano l’arte e il potere ma ancor più il rapporto tra questi. Il racconto esce dal particolare storico e universalizza, fuori dal tempo e dalla storia, la lotta tra potere, satira e arte. La regina sente, o vorrebbe sentire, il suo incontrastato dominio sul giullare e questi con astuzia lusinga la sua sovrana. Con un sottile gioco psicologico o con smaccate provocazioni, nonostante le aperte dichiarazioni di sottomissione, riesce ad incrinare le certezze di lei. È la regina che domina il suo giullare o viceversa? Lo spettatore finisce per porsi questa domanda non pertinente. È il desiderio del potere, più che il potere stesso, a dominare su tutti. È in gioco il primato della regina, ma anche quello del giullare e il potere spesso sfugge al controllo di chi, con troppo accanimento o con leggerezza, cerca di tenerlo nelle proprie mani. Esso arriva a generare una dipendenza di amore-odio: la regina ama il suo giullare, ha bisogno di ascoltare le sue amenità, di ricevere le sue lusinghe ma è sempre sul punto di fargli tagliare la testa. Il giullare, dal canto suo, ama la sua regina ma sogna di congiurare contro di lei e la colpisce con micidiali stilettate. La pièce teatrale mette in evidenza il rapporto che intercorre tra l’artista (Calabacillas) e il potere politico (Elisabetta Iª). Il connubio relazionale è metastorico e assolutamente simbolico. La relazione di queste due dimensioni sociali è caratterizzata da un’incessante dialettica che a volte assume toni farseschi o drammatici, altre sconfina nel comico o nel grottesco. In un miscuglio di interessi, equivoci, sfide, rivalità, comunanze o contrasti di intenti, la pièce diventa un vivace e variopinto caleidoscopio del rapporto che lega l’artista al potere, sia in termini di sottomissione che di ribellione. I due protagonisti danno in questo lavoro prova di grandi capacità interpretative. Ben guidati da un esperto regista e forti della loro lunga esperienza di teatro, tengono la scena con assoluta padronanza. Le loro movenze sono sempre misurate e senza alcuna sbavatura, la loro mimica sempre eloquente. Gradevoli le musiche scelte da Nicola Martinelli e d’effetto il disegno luci di Giorgio Codognola.